I promotori dell’evento, Pino Dellasega e Anna Sessi, hanno pensato che nel 2013 si camminerà…
Nelle ultime ore è scattato il codice rosso negli aeroporti europei. E’ la prima volta che accade da quando, 40 anni fa, questo virus ha fatto un triplo salto di specie e, dopo i pipistrelli e le scimmie, ha cominciato a uccidere l’uomo. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) è realmente allarmata, scrivono le principali testate europee e internazionali. Il ceppo attualmente attivo in Guinea e in altri Paesi africani confinanti è più “cattivo” di quelli che hanno causato epidemie negli anni scorsi: da una letalità di sette su dieci colpiti, si è passati a nove su dieci. Dunque un virus a cui è praticamente improbabile sopravvivere. Ed è proprio questo uno degli aspetti che fa naturalmente piu’ paura.
Non esiste infatti una cura, l’isolamento e l’attesa di una auto-guarigione sono le uniche armi disponibili. «L’attuale esplosione di focolai in Guinea e Liberia è tra le più difficili mai affrontate e potrebbe proseguire ancora per 3-4 mesi», dichiara il vice direttore generale dell’Oms Keiji Fukuda. L’epidemia in Guinea, inoltre, sta generando per la prima volta il timore che il virus possa varcare i confini continentali e avviare il suo diffondersi anche in Europa. In circa 40 anni dalla sua scoperta, contagi circoscritti a piccoli focolai in Africa centrale hanno colpito, complessivamente, un migliaio di persone in aree rurali. La novità, estremamente negativa, è il suo arrivo nelle città. In grandi e popolose metropoli, come la capitale della Guinea e altri centri abitati di Sierra Leone, Liberia, Senegal. Dove è difficile isolare gli infettati e dove il virus può espandersi a macchia d’olio. Così il numero dei possibili contagi sale in modo esponenziale: milioni le persone a rischio. L’Oms si è mobilitata ad ogni livello per prevenire nuovi casi, interrompere i contagi e la diffusione insieme a numerosi partners.
«Purtroppo questa volta il virus non si è fermato ai villaggi rurali, ma ha iniziato a diffondersi in un grande centro urbano dove vivono due milioni di persone e si tratta del ceppo più aggressivo (ceppo Zaire). L’isolamento dei casi non basta, è fondamentale tracciare la catena di trasmissione. Tutti i contatti dei pazienti che potrebbero essere stati contagiati dovrebbero essere monitorati e isolati al primo segno dell’infezione». E avverte: «L’Italia non ha voli diretti con le capitali dei Paesi attualmente coinvolti dall’epidemia; se da una parte è positivo, dall’altra è un fattore di difficoltà poiché passeggeri infetti potrebbero arrivare dagli scali europei. Sarebbe bene, quindi, che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza. La rete dei laboratori di microbiologia clinica in Italia comprende alcuni centri di riferimento con strutture di alto isolamento e capacità tecniche di diagnosticare tali patologie». Queste le preoccupanti parole del presidente dei microbiologi Pierangelo Clerici.
Ecco maggiori informazioni e preziosi consigli, da un estratto del sito Panorama.it
Professor Palù (Direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova), dobbiamo preoccuparci seriamente?
È importante che non si diffonda il panico. Si sta controllando la situazione e va ricordato che questo virus non si trasmette per aerosol, ma solo per contatto diretto con mucose infette, tramite ferite, sangue o per trapianti. Insomma, non siamo in una situazione come quella del film Outbreak con Dustin Hoffman.
Quali precauzioni prendere, dunque?
Sicuramente le indicazioni del ministero della Salute, a partire dalla massima attenzione alle norme igieniche, come lavarsi le mani. Occorre naturalmente evitare il contatto con sospetti o chiunque abbia soggiornato in zone a rischio, perché potrebbe essere potenzialmente portatore del virus. E poi occorre fare attenzione ad alcuni sintomi: i primi a comparire, nel caso dell’ebola, sono comuni ad altre febbri, ma se compaiono emorragie è bene recarsi subito dal medico.
Ricordiamo quali sono i sintomi dell’Ebola?
All’inizio nausea, mal di testa, poi vomito e febbre emorragica. Ma mentre la malaria e il tifo possono dare sintomi analoghi, le emorragie devono essere considerate campanelli d’allarme.
Ecco un video che fa il punto della situazione, a cura di Euronews.
di Francesco Ladisa
E’ scattata anche in Italia l’allerta per il virus “Ebola”. Con una circolare datata 4 aprile ma non diffusa al pubblico, il Ministero della Sanità ha comunicato l’attivazione di misure di vigilanza e sorveglianza nei punti di ingresso internazionali in Italia. La qual cosa fa ridere, visto come viene affrontata l’invasione di clandestini.
La nota è stata inviata all’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana. Per la prima volta, dal 1970 ad oggi, la nota dell’allarme è stata trasmessa anche al Ministero della Difesa.
Le procedure attivate dal Ministero della Salute prevedono controlli sugli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio, affidato al Ministero degli Esteri, degli italiani presenti nei paesi colpiti dall’epidemia. L’intero asset delle capacità diagnostiche del Paese è affidato all’Istituto Spallanzani di Roma che “dispone dell’unico laboratorio a massimo livello di bio contenimento”.
Il dato che allarma è il tempo di incubazione del virus che varia dai 2 a i 21 giorni per la trasmissione a contatto con sangue e secrezioni, ed arriva sino ai 49 giorni per contagio derivante dallo sperma.
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