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Il 9 giugno, all’istituto comprensivo di Pozza, incontro con gli esperti per informare la popolazione
FIEMME E FASSA – Parte questa settimana nelle valli di Fiemme e di Fassa il programma provinciale di diagnosi precoce del tumore del colon-retto. Si tratta di un’iniziativa di sanità pubblica che si pone l’obiettivo di tenere sotto controllo l’insorgenza di patologie tumorali del colon-retto con un intervento di prevenzione che intercetta i casi di cancro ancora in fase iniziale, quando cioè la percentuale di guarigione è più elevata. Lo screening del tumore del colon-retto propone, ogni due anni, l’effettuazione di un test per la ricerca del sangue occulto nelle feci, a donne e uomini, iscritti al servizio sanitario provinciale, di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Il 9 giugno, alle 20.30, presso l’Istituto comprensivo Ladino di Fassa, in via Soraperra 6, a Pozza di Fassa, si terrà un incontro pubblico con esperti e referenti dello screening per informare la popolazione. A regime saranno coinvolte circa 120 mila persone in tutto il Trentino e le persone positive al test saranno seguite da un’equipe multidisciplinare con una presa in carico totale del paziente. Questo è il terzo screening dei tumori attivato in provincia di Trento dopo quelli del cancro del collo dell’utero e della mammella. Come tutti gli screening anche questo si rivolge a persone che non manifestano segni della malattia. L’importanza della prevenzione del tumore del colon-retto è dimostrata anche in letteratura, ove si evidenzia che è possibile guarire da questo tipo di cancro in circa la metà dei casi, ma se la diagnosi è effettuata precocemente è possibile guarirne oltre il 90 per cento. In Europa si contano circa 220 mila nuovi casi all’anno e 110 mila decessi; in Italia si hanno circa 38 mila nuovi casi e 19 mila decessi. In Trentino l’incidenza è pressoché quella di altre regioni del nord-est: dal 1995 a oggi si contano in media 306 nuovi casi all’anno e sono stati registrati in media ogni anno 154 decessi. Il rischio aumenta dopo i 50 anni di età, ed è 2-4 volte superiore per chi ha un familiare di primo grado che ha sviluppato questo tipo di tumore.
L’Adige.it
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