Francesco Degregori a Fuciade, una musica di nostalgia e di emozioni.

Da il 27 agosto 2011
degregori a fuciade suoni delle dolomiti - ph Lorenzo Delugan - Predazzo blog13

Di Pino Dellasega – La verde vallata di Fuciade sembrava ancor più bella accostata alle tonalità bianco-grigie della Dolomia e all’azzurro del cielo in questo venerdi caldissimo di agosto.

Erano in tanti, forse seimila,  chissà, i fans di Francesco Degregori che gli hanno fatto da cornice al grande e atteso concerto in alta quota nella rassegna dei Suoni delle Dolomiti.

Uno dei più grandi e longevi cantautori italiani,  alle 14,00 esatte è arrivato in macchina sino sul posto e dopo le presentazioni di rito da parte degli organizzatori ed autorità, imbracciata la chitarra, Francesco ha dato il via al concerto.

Pochi i musicisti, una ragazza al violino ed un ragazzo  al pianoforte, ma quanto basta per far arrivare alla gente le emozioni delle sue canzoni.

A dire il vero mi aspettavo un Francesco Degregori più chiacchierone, più profondo nelle parole, magari con qualche presentazione ai vari brani, ed invece niente di tutto questo, solo due frasi di rito: “ciao a tutti come state?”  e “grazie per avermi portato qua”. Un po’ poco per un grosso calibro come lui, per un grande poeta della canzone, ma poi man mano che arrivavano i suoi brani,  ho capito che altre parole non servivano, parlavano le  sue canzoni.

E così inizia il viaggio nella storia della canzone italiana, dalla Casa di Hilde a Niente da capire e  Alice che Francesco canta e suona con chitarra ed armonica. Un bel balzo indietro diversi anni ma sulle labbra dei presenti si nota che queste canzoni non sono mai state dimenticate, fanno parte ormai della storia della canzone.

Rimmel è accolta da un’ovazione, anche perché identifica il Francesco degli anni ottanta. Scorrono le note di Atlantide e Vai in Africa Celestino,  ma è Generale che il pubblico aspetta e canta con Degregori.

Viva L’Italia è un passaggio obbligato che non poteva mancare seguita dalle dolcissime Bellamore e Sempre e per sempre.

Sembra che il concerto si sia concluso e Degregori saluta il pubblico, ma subito dopo torna con gli artisti e canta la struggente Stelutis Alpinis, canzone di montagna scritta dal friulano Arturo Zardini e ripresa da Pedrotti e dal Coro della Sat, rielaborata e tradotta  in italiano da Francesco Degregori, in chiave moderna. Davvero una ballata stupenda che lascia la folla in balia delle emozioni.

Il concerto si conclude definitivamente con la tanto attesa Donna Cannone che corona nel modo più degno questo concerto del grande Francesco Degregori che si conceda tra gli applausi delle migliaia di fans.

Un grazie a tutta l’organizzazione per la grande professionalità nell’organizzare l’evento e per aver predisposto il servizio trasporti con navette  sino al Passo San Pellegrino. Congratulazioni ancora una volta a Paolo Manfrini e Chiara Bassetti, ideatori dei Suoni delle Dolomiti.   (testo e foto di Pino Dellasega)

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