Fratel Elio Croce di Moena muore di coronavirus in Uganda

Da il 12 novembre 2020
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Da Moena, a Gulu aveva organizzato orfanotrofio e ospedale

Chiesta trentina in lutto per la scomparsa di Elio Croce, missionario comboniano di 74 anni di Moena che operava in Uganda dal 1971. Sorpravvissuto all’ebola, si è dovuto arrendere al Covid, che lo ha colpito alcune settimane fa portandolo alla morte.

In un’intervista a Telepace del 12 settembre scorso raccontava una situazione relativamente tranquilla: “Fino ad ora il Covid non ha ancora colpito. Sono tutti asintomatici ma si fanno pochi tamponi. Forse grazie alla buona stagione, come in Italia, il virus è meno violento. Le scuole e le chiese comunque sono ancora chiuse da marzo. Noi missionari siamo i più anziani, quindi i più a rischio.”.

Come viene riportato dal Tgr Rai Trentino, che lo aveva intervistato invece in maggio, padre Elio Croce a Gulu, dove lavorava, aveva organizzato un orfanotrofio e un ospedale dall’associazione Spagnolli Bazzoni.

Il missionario aveva raccontato la sua esperienza nel libro “Diari di guerra e di pace – un missionario comboniano trentino in Nord Uganda (1996-2004)” pubblicato da Curcu&Genovese con la collaborazione dell’associazione VolontariAmo con il St.Jude di Predazzo.

AGGIORNAMENTO CERIMONIA DI COMMIATO DI FRATEL ELIO CROCE

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Libro che appunto per giornate e per eventi racconta la storia di quest’uomo partito nel 1971 da Moena per andare a fare il missionario in Africa. Lui che, ancora bambino, era rimasto affascinato dall’Africa e dai racconti di sacerdoti che parlavano del loro lavoro solidale in terre lontane.

Lui che si diploma come perito meccanico e impara l’inglese in Inghilterra per prepararsi al meglio alla sua vocazione. Lui che è per la solidarietà anche e soprattutto concreta e scopre che i comboniani hanno una scuola tecnica per formare i propri missionari anche dal punto di vista pratico. Fratel Elio Croce ha vissuto tutta la tormentata storia recente dell’Uganda, di questo paese sempre in prima linea, sempre aiutando e curando tutti senza distinzione alcuna.

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Dapprima, fino al 1985, nel piccolo ospedale e nella missione di Kitgum negli anni della dittatura di Idi Amin Dada, in anni di terrore, repressione e persecuzioni per gli oppositori al regime. Poi il trasferimento a Lacor al St. Mary Hospital e lì Fratel Elio incontra Lucille e Piero Corti per una collaborazione che sarà fondamentale per lo sviluppo dell’ospedale. Gli eventi anche di quegli anni sono drammatici, l’Uganda non ha pace.

Alla guerra si assommano i flagelli dell’Aids e di Ebola. Elio Croce lavora senza pause al St. Mary Hospital e poco dopo anche al St. Jude Children’s Home, orfanotrofio fondato da Bernardetta Akwero, maestra ugandese che assieme a lui si prodiga per dare una sede definitiva e sicura a questo suo progetto di aiuto a tanti bambini rimasti orfani o abbandonati. Progetto che ora è diventata una casa-famiglia con centro di riabilitazione per bambini disabili e fattoria.

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