PREDAZZO - Dall’anno scolastico 2018-2019 le scuole primarie di Predazzo, Ziano e Tesero passeranno alla…
In qualità di genitore mi permetto di ringraziare la dirigente scolastica Candida Pizzardo, il professor Tuffanelli, le professoresse Deflorian e Scagliotti e i numerosi genitori intervenuti alla scuola di Tesero nella terza convocazione della Consulta dei Genitori di martedì 5 maggio 2017.
Grazie per l’organizzazione, la schiettezza e la partecipazione espresse in occasione della presentazione del Clil, del programma e per gli aggiornamenti ricevuti sulla questione della settimana corta o normale.
Su quest’ultimo punto, che come gli altri mi sta a cuore, ho avuto conferma del fatto che la vera battaglia del mondo adulto non sia sul “tempo scuola”, ma sulla “qualità del tempo che i bambini passano a scuola”, qualsiasi sia il ritmo scelto dai genitori.
La chiarezza delle informazioni enunciate mi hanno permesso di comprendere, fra l’altro, quanto segue:
- Non vi è (come anche da me travisato in un primo tempo) obbligatorietà al passaggio ai 5 giorni, ma ogni plesso, o ogni classe, può organizzarsi a seconda delle esigenze didattiche esprimendo le proprie motivazioni al dipartimento di Trento per il mantenimento della settimana di 6 giorni o per il passaggio alla settimana di 5 e per questo che un nuovo sondaggio orientativo, svolto alla luce delle informazioni aggiornate, avrà luogo in ottobre.
- L’esperienza delle scuole medie di Predazzo sulla settimana corta è stato particolarmente positivo fino a quando non sono stati tagliati i budget a disposizione che permettevano, nei pomeriggi, di svolgere attività didattiche adatte a questo ritmo di studio. Una volta ridotti i budget l’esperienza è stata interrotta, a domanda degli insegnanti, per tornare alla settimana di 6 giorni perchè “non era più gestibile”.
- Il CLIL, parte essenziale del programma didattico è un progetto in evoluzione con i suoi pregi già in parte visibili e una necessità urgente di aggiustamenti e aggiornamenti per poter essere completo sia nei contenuti che nei modi (su questa sfida maggiore è chiaro che moltissimo dipende dalla professionalità e dall’umanità di ogni insegnante che si trova a dover gestire una didattica nuova in un contesto infantile e preadolescenziale in piena evoluzione).
- È stato evidenziato dalle insegnanti l’evidenza del fatto che i nostri figli, se usciranno preparati dal percorso scolastico, si troveranno a poter (e comunque dover) svolgere un’attività lavorativa che in questo momento non esiste e, per riuscirsi, è essenziale che abbiano sviluppato la fiducia necessaria in loro stessi e negli altri, sapendo collaborare in caso di accordo e riuscendo a confrontarsi in caso di disaccordo con gli altri.
Da questo ultima analisi proposta mi è parso ancora più evidente che forse, come adulti, sottovalutiamo l’esemplarità del nostro comportamento e non consideriamo abbastanza come i bambini e i ragazzi assorbano l’armonia o la disarmonia che proponiamo loro, costruendosi così un’immagine della “normalità”, più o meno fiduciosa o stressante a seconda di come si relaziona con gli altri chi li circonda.
Ecco perchè tenevo a ringraziare chiunque stia facendo il necessario per accordarci un tempo supplementare per informarci meglio sul “tempo scuola”, sul programma, sul CLIL, sul ruolo e la portata, anche emotiva, degli invalsi. Una volta delegavamo tutto alla scuola così come la scuola dava per inevitabile che la famiglia dovesse pensare all’educazione del figlio, ma col tempo si è capito che incrociare le informazioni, captare una difficoltà di apprendimento, conoscere la specificità affettiva in una famiglia in difficoltà, aiuta a far pace col bambino, con noi stessi e con gli altri.
Sappiamo bene quando è giunto il momento di riposare, di lavorare o di prenderci cura di noi (se poi lo facciamo con equilibrio è un’altra storia… :-)), ma pochi di noi genitori conoscono l’intensità affettiva e didattica dei nostri figli nel contesto scolastico e gli insegnanti spesso non possono sapere che quello studente vive, al di fuori della scuola, un passaggio o un contesto così difficile da non permettergli di concentrarsi per un tempo troppo lungo.
Recentemente mi è successo, nel mio lavoro di formAttore, di mancare di pazienza con una studentessa spesso irriverente e costantemente agitata. Dopo anni di lavoro nelle scuole primarie e secondarie ho imparato a mie spese che quando non riesco a sopportare un giovane è perchè mi manca un tassello di comprensione per accettarlo e adattare le mie proposte al suo ritmo evolutivo. Tramite i colleghi ho preso un tempo per capire meglio cosa stesse succedendo, per lei, al di fuori della scuola: il padre, scoprendo che non era sua figlia, le aveva tolto il saluto e il cognome, qualche mese prima.
Ecco perchè mi pare giusto cogliere le occasioni per aumentare le possibilità di ascoltare il punto di vista degli altri, per completare quell’aggiornamento essenziale per l’educazione dei giovani che consiste nel sapere, in questo presente, per quale obiettivo, in nome della loro evoluzione, ci relazioniamo con loro e non solo come, a che ora, per quanto tempo e per quale risultato formale talvolta passeggero.
Se è per la loro serenità, la loro fiducia, se per sviluppare loro capacità a dare e ricevere la parte migliore di loro stessi e degli altri allora vale la pena che i confronti del mondo adulto, che siano fra corpo docente o fra genitori, possano svolgersi come se fosse una lezione di vita per creare un clima di creatività e di serenità, sia a scuola che a casa, che potranno cercare di ricostruire in classe o altrove ogni volta che lo perderanno, ma che smetteranno di cercare se non l’hanno vissuto abbastanza a lungo nella loro infanzia e preadolescenza.
Perchè anche quando non ci sentono litigare, lo intuiscono. Perchè, anche quando non lo vorremmo, non trasmettiamo loro ciò che diciamo, ma ciò che siamo, tolleranza e coraggio compresi.
Cordialmente
Alessandro Arici
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