Ecco il link del sito del Corriere della Sera che ha pubblicato la notizia della…
VAL DI FASSA – Ci sono tanti modi per ricordare Erwin Riz, Diego Perathoner, Luca Prinoth e Alessandro Dantone , i quattro volontari del Soccorso alpino di Fassa che il 26 dicembre hanno perso la vita per cercare di salvare due giovani alpinisti friulani vittime di una valanga in Val Lasties. Il racconto di chi c’era, a dirigere le operazioni, a dare l’allarme, a scavare nella neve, ha ravvivato il ricordo della disgrazia che ha colpito la comunità fassana e tutta l’Italia (nella foto il funerale) . Un modo per ricordare lo ha offerto «Ulisse, il piacere della scoperta», il programma di Piero e Alberto Angela , sabato sera su Rai Tre con una puntata sulle storie di civico coraggio. Tra chi ha sacrificato la propria vita per salvare quella degli altri, è stata raccontata la storia di Giorgio Perlasca , che nella Seconda guerra mondiale ha salvato 5 mila ebrei, quella tragica di cinque pompieri di Chernobyl che si sono tuffati nelle acque radioattive per spegnere il reattore nucleare, morendo pochi giorni dopo tra indicibili sofferenze, quella dei nostri giovani soccorritori sepolti dalla neve. La ricostruzione di quel tardo pomeriggio in alta quota, lontano dalle luci di Natale, ha risvegliato emozioni appena assopite, questa volta non rivolte direttamente alle vittime, ma piuttosto a chi c’era, ha visto, ha fatto, è sopravvissuto. Toccante il racconto di Sergio Valentini che, schiacciato su una roccia, ha razionato l’ossigeno e aspettato oltre un’ora, sotto il manto bianco, prima di sentir gridare «L’é chiò», è qui. E quello di Roberto Platter , che dopo aver sentito, nel buio della discesa illuminata solo dal frontalino, il grido «La rua, arriva!» si è lasciato trasportare dalla valanga senza opporre nessuna resistenza, galleggiando, sapendo di essere in balia di una forza incontrollabile che lo avrebbe potuto inghiottire da un momento all’altro. Non ultimo Gino Comelli , capo della stazione di soccorso, che ha raccontato di momenti in cui non sapeva se stava vivendo un sogno o la realtà e ha dovuto prendere, in pochi attimi, decisioni difficili. Fino a quando dalla radio sono giunte parole che non si vorrebbero mai dover dire o sentire: «Torniamo su domani». Valentini ha ribadito: «Non chiedeteci di non farlo, non chiedete ad un vigile del fuoco di non entrare in una casa in fiamme dove ci sono persone, o a un bagnino di non tuffarsi in acqua se qualcuno sta annegando». Ma. C.
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