di Pino Dellasega - Sveglia ore 3,45, il paese dorme quando partiamo da Predazzo alle…
Domenica 6 gennaio 2013: il tempo è splendido, il cielo azzurro e le montagne bianche di neve sembrano lanciare un richiamo a salire lassù, dove l’aria è fine ed il silenzio diventa musica.
Il Cermis, dove mi trovo, brulica già di gente accorsa per seguire le gare del Tour de Ski, ma più avanti, nell’incantata Val Venegia, il silenzio regna sovrano. E’ da lì che ricevo una telefonata: “Sto salendo in Val Venegia con le bimbe, ho chiamato la mia amica e in quattro quattr’otto ci siamo organizzate e stiamo camminando insieme, qui è bellissimo… buona giornata anche a voi…”
Era mia moglie che in compagnia di un’amica e le rispettive bimbe, vista la bella giornata, avevano risposto con entusiasmo al richiamo della montagna.. e qui inizia il loro racconto:
Saliamo a piedi il primo tratto della Val Venegia con le bimbe, le slitte ed un cagnolino sulla traccia di neve battuta da scialpinisti e ciaspolatori, arginata dal candido e soffice manto bianco che ricopre ogni cosa. Il silenzio è assoluto e cresce in noi la soddisfazione di aver lasciato il paese per raggiungere questo paradiso incantato. Udiamo solo a tratti il torrente Travignolo che mormora la sua canzone tranquilla e millenaria.
Ad un tratto, però, la mia amica mi dice: ”Ma lo senti anche tu questo rumore? ” Ascolto bene.. si, mi sembra di sentire il motore di una macchina.. ma no, non può essere.. qui si sale solo a piedi o con gli sci, e poi c’è anche un grande cartello di divieto all’inizio della stradina..
Ci giriamo insieme e sbigottite vediamo spuntare tra gli alberi un suv con a bordo alcuni turisti. Ci spostiamo tutte nella neve fresca per farlo passare. A bordo ci sono un paio di distinti signori accompagnati da altrettante signore finemente incipriate e ben impellicciate.
Il gippone ci supera lentamente lasciandoci in cambio quella tremenda puzza di turbodiesel, la cui fragranza, nell’ aria fine di montagna, si sente anche a notevole distanza…. oltre al rumore, che fortunatamente dopo la curva si dissolve…
Riprendiamo così il nostro cammino e dopo venti minuti arriviamo alla Venegia.
Qui, uscendo dal bosco, lo scenario si fa imponente con tutte le Pale di San Martino schierate davanti a noi illuminate da un sole stupendo, la malga Venegia rialzata sulla sinistra e la distesa bianca di neve che ricopre tutto.. ma.. quelli lì cosa stanno facendo..? Nel bel mezzo della distesa di neve, dove in estate c’è il parcheggio.. vediamo il suv che abbiamo fatto passare prima, letteralmente impiantato nella neve, che sembra non avere nemmeno le ruote..
Vediamo i due signori con la neve alle ginocchia ed un’assicella in mano che tentano di spalare la neve per liberare le ruote, mentre le impellicciate signore si sono aperte coraggiosamente un varco nella neve per raggiungere il bosco dove stanno tentando di strappare con le mani qualche fronda di abete da infilare poi sotto le ruote..
Le nostre bimbe guardano con curiosità la scena, in particolare la piccolina di tre anni pensa ad alta voce che anche quei signori stanno giocando con la neve..
Procediamo con calma la nostra escursione fino alla malga Venegiota, che baciata dal sole ci attende con i suoi addobbi naturali, con panche e tavoli imbottiti di neve, tanto da sembrare tutto pronto per un sontuoso ricevimento.
Ci accomodiamo, apriamo gli zaini e mangiamo con appetito i panini che abbiamo portato, ci lasciamo baciare dal sole intanto che le nostre bimbe giocano con la neve ed il cane.
Il tempo passa, le ombre lentamente cominciano ad allungarsi, ed è già il momento di rientrare.. il divertimento è assicurato, scenderemo a bordo delle slitte che ci siamo trascinate fin quassù. Rivediamo nella discesa come in un film la strada fatta al mattino, con i suoi tratti a volte ripidi e a volte pianeggianti, fino a giungere alla vista della malga Venegia.
Alle nostre spalle il Mulaz e i Bureloni si tingono di giallo mentre laggiù nella piana che cosa vediamo?! Ma si sono ancora loro.. i signori del suv che stravolti ed imbiancati stanno seguendo con ansia il galleggiare nella neve del loro amato fuoristrada trainato nientemeno che da un gatto delle nevi di medie dimensioni arrivato chissà da dove e sicuramente apposta per loro..
Avranno chiamato gli uomini del soccorso alpino oppure quelli del soccorso al suv? Noi non lo sappiamo ancora, di certo sappiamo che questi signori hanno passato le ore più belle della giornata in uno dei posti più belli delle Dolomiti, nel cuore del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, praticando con lena una nuova disciplina sportiva a coppie miste che per il momento è ancora senza nome e che necessita soltanto di un suv, un paio di pellicce, un’assicella ed un solo divieto da oltrepassare…
Provare per credere, (per il pubblico..) il divertimento è assicurato!
M. M.
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graziella
9 gennaio 2013 at 20:16
grandissima descrizione
sembra di rivivere ogni momento.
Ma nemmeno un SUV è riuscito a togliere l’incanto alla meravigliosa Val Venegia
cesare
10 gennaio 2013 at 00:26
Dovrebbero vietare il passaggio dei suv da certi itinerari. La montagna ha il diritto di non essere violata nelle sue più importanti arterie, che non andrebbero inquinate, per ferirla al cuore!
Graziano
10 gennaio 2013 at 09:07
Non ci è dato sapere chi erano quei “suvisti della montagna” Non si sa se hanno dovuto pagare qualcosa per l’intervento del mezzo cingolato e per aver forzato il divieto di transito (mi piace pensare ad un importo consistente, da ricordare in futuro)…
Se invece erano ” politici in missione” le cose cambiano… Erano in missione magari per verificare se la neve in quota è bianca, se le montagne sono sempre al loro posto, se cervi, caprioli, camosci…vengono disturbati da intrusi… In questo caso la missione ha un costo, salato anche, e va pagato, e pagato da noi, compreso la lavanderia per le pellicce delle signore!
alberto
10 gennaio 2013 at 20:07
Secondo me il gattista doveva denunciare sta’ cosa
oppure lasciare lì il SUV fino al disgelo in primavera …(inoltrata)
e cosi le gentil signore inpellicciate potevano godersi la passeggiata in discesa!!!!
Michelangelo
14 gennaio 2013 at 17:20
Sarebbe interessante sapere se questi intraprendenti ‘suvisti’, oltre che vantarsi dell’impresa finita bene per loro fortuna, dopo le espressioni di stupore e forse di compiacimento da parte degli amici, riceveranno anche il conto per questa bravata! Sicuramente non avranno degli imitatori (almeno si spera), ma purtroppo lo spirito che anima certi avventurieri potrebbe invogliare a compiere altre imprese (!) anche più spericolate per un po’ di brivido e forse anche di notorietà: perciò teniamo sotto stretto controllo questo patrimonio dell’Umanità /Unesco, per evitare anche l’assalto … al Castellazzo!