DAIANO. Dopo numerose verifiche il progetto del campo da golf - lungamente contestato - sta…
Lo storico Paolo Cova boccia le fusioni in corso: «Si perde una occasione storica per miopia politica». Fusioni tra comuni di Fiemme? Progetti e proposte attuali? Tutto sbagliato, tutto da rifare.
Esattamente, cosa non va in queste proposte?
«La valle di Fiemme sta mancando un’opportunità storica per miopia politica. Questa valle si fregia di una storia comunitaria più che millenaria, di compattezza interna e di straordinaria autogestione».
E non ne fa tesoro?
«Infatti. Mi domando che senso ha avere oggi una comunità di valle, di nome più che di fatto, e sotto ad essa comuni che si fondono a macchia di leopardo facendo a gara a chi si inventa il nome più brutto».
Si vorranno fare le cose gradualmente?
«Non è così. Non si vuole capire che la gente vuole istituzioni leggere, efficienti. Il contrario di quello che accade oggi. Un assessore di comunità di valle passa metà del suo tempo a mettere d’accordo assessori comunali che pensano al loro orticello»
E lei allora cosa propone?
«Un unico comune di ventimila abitanti, il Comune di Fiemme. Così facendo si esautorerebbe la comunità territoriale di valle, peggior creazione del governo Dellai, che andrebbe a sparire».
Questo aprirebbe nuove prospettive anche per la Magnifica Comunità?
«Per la Magnifica si aprirebbero nuovi scenari di politica pubblica che oggi le sono preclusi proprio perché fagocitata da un “eccesso istituzionale”. La Magnifica fu un ente pubblico e sarebbe importante che tornasse a rivestire l’importanza del passato».
Ma questo comune unico come dovrebbe essere?
«Un’unica istituzione con servizi articolati sul territorio. Un sindaco, 6/7 assessori al massimo e non più di 20 consiglieri gestirebbero al meglio la politica fiemmese. Invece con le proposte in atto si perde di vista la gestione omogenea del territorio, sotto il profilo ambientale, economico sociale e talvolta persino turistico. Le aziende che negli anni scorsi si sono insediate fuori valle sono un esempio che parla da solo».
Una proposta con ricadute anche ad ampio raggio?
«Certamente.
Il destino urbanistico della Colonia Pavese di Daiano o la costruzione di un biodigestore da reflui animali a Predazzo sono progetti che debbono investire tutta la valle. E pensiamo poi a come siamo messi con due casse rurali che non hanno il coraggio di fondersi.». (mi.za.)
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