Una valanga di notevoli dimensioni si è staccata questa mattina a Passo Feudo in località…
Riprendiamo la notizia apparsa ieri su Bergamonews.it che racconta quanto è accaduto nei giorni scorsi sulle nostre montagne del Latemar.
“E’ successo a Predazzo, in Trentino Alto Adige, a Luciano Rigamonti, 54 anni, originario di Brusaporto (BG) che, nella giornata di lunedì 14 agosto, durante un’escursione lungo i sentieri delle Dolomiti, ha accusato un malore che avrebbe potuto essergli fatale se non fosse stato aiutato dal barista all’interno di un rifugio vicino.
L’uomo, dopo esser salito in funivia fino al rifugio “Passo Feudo”, ha iniziato una camminata in compagnia di un amico in direzione rifugio “Torre di Pisa” quando, dopo alcuni minuti, ha accusato forti dolori al petto.
Visti i sintomi l’escursionista bergamasco ha deciso di tornare al punto di partenza dove lo attendeva la moglie e poco dopo l’arrivo si è accasciato a terra esanime. “Non aveva più battito né respiro – ci spiega la moglie Carla Della Valle – Se non fosse stato per il barista del rifugio, oggi mio marito non sarebbe più qui con me.”
Non appena Luciano Rigamonti ha perso i sensi, è infatti immediatamente intervenuto Luca Boninsegna, che, grazie alla preparazione avuta da maestro di salto con gli sci, ha rianimato l’uomo fino all’arrivo dei soccorsi. “Abbiamo chiamato immediatamente il pronto intervento che è giunto sul posto dopo una decina di minuti con un elisoccorso – ci racconta la moglie -, ma se oggi mio marito, dopo sei giorni di terapia intensiva, può lasciare finalmente l’ospedale di Trento è grazie al massaggio cardiaco del barista.”
Luca, grazie alla tua prontezza di spirito sei riuscito a salvare la vita del sig. Luciano mettendo in pratica le manovre salvavita, ti era capitato ancora di soccorrere qualcuno in questo modo?
- No non mi era mai successo nulla di simile, quando ho visto l’uomo a terra esanime ho capito che non c’era un attimo da perdere ed ho iniziato subito le manovre di soccorso che avevo appena imparato al corso per allenatori del salto con gli sci.
Nel rifugio non era presente il defibrillatore, secondo te sarebbe stato utile averne uno subito alla portata?
- Assolutamente si, in questi casi avere il defibrillatore a disposizione poteva fare la differenza perchè i primi minuti sono fondamentali per riuscire a salvare la persona colpita da infarto. Appena è stato dato l’allarme il capo impianti della seggiovia ha fatto partire dalla stazione a valle una persona con il defibrillatore ma chiaramente ci vuole del tempo per arrivare su. Nel frattempo ho continuato con il massaggio cardiaco e la respirazione fino all’arrivo dell’elicottero del 118 da Trento.
Dopo questa esperienza ti senti di dare qualche consiglio a noi tutti?
- Se posso consiglierei a tutti di fare dei corsi di pronto soccorso, più gente informata c’è, più vite si salvano, e te ne rendi conto quando hai davanti il caso concreto. In particolare nei rifugi di montagna non sarebbe male rendere obbligatoria la presenza del defibrillatore e di almeno due persone abilitate ad utilizzarlo. La tempestività, come ripeto, è fondamentale per riuscire a salvare una vita. Sono molto contento che il signor Luciano adesso stia bene e sia potuto tornare a casa sano e salvo con la sua famiglia e questa è la cosa più bella di tutte.
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