L’Austria chiude le frontiere meridionali, addio Schengen

Da il 18 febbraio 2016
Migrants walk away from the border crossing from Hungary in Nickelsdorf

Questa volta non sono soltanto voci o illazioni, questa volta la notizia è ufficiale: l’Austria mette nel cassetto il trattato di Schengen e ripristina i controlli ai valichi di frontiera lungo tutto il suo fronte meridionale, dal Burgenland al Tirolo occidentale.

L’annuncio è stato dato ieri pomeriggio dalla ministra degli Interni Johanna Mikl-Leitner e dal suo collega della Difesa Hans Peter Doskozil, nel corso di un’ispezione effettuata insieme al valico di Spielfeld, tra la Stiria e la Slovenia, che nei mesi scorsi era stato (e lo sarà anche in futuro) la principale porta d’ingresso dei profughi in Austria.

Nelle prossime settimane la polizia tornerà a presidiare dodici valichi di frontiera, tra cui anche quello di Tarvisio. Chi vorrà andare in Carinzia, in auto o in treno, dovrà prepararsi a esibire il passaporto o la carta di identità, come ai vecchi tempi, e dovrà rassegnarsi alle code, a cui ormai si era disabituato. Andare in Austria per turismo o per lavoro richiederà più tempo, perché nel programmare il viaggio si dovrà mettere in conto anche l’incognita delle attese in prossimità della frontiera.

Ne risentirà molto soprattutto il traffico delle merci, perché tempi più lunghi significano costi maggiori, ritardi nelle consegne, necessità per le aziende di aumentare lo stoccaggio nei magazzini. La Wirtschaftskammer (la Camera dell’economia di Vienna) ha stimato un maggior onere annuo di due miliardi di euro. Il calcolo si limita alle sole aziende austriache, ma è evidente che ne saranno colpite anche quelle italiane.

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La mappa dei nuovi varchi presidiati dalla polizia si estende lungo tutto il confine sud dell’Austria: sono quelli di Nickelsdorf e di Heiligenkreuz al confine con l’Ungheria (dove, peraltro, non c’è più alcun passaggio di profughi, da quando lo scorso anno il governo di Budapest decise di sigillare a sua volta la frontiera con la Serbia); in Stiria troviamo, oltre al valico principale di Spielfeld, quelli meno frequentati di Bad Radkersburg a est e di Langegg a ovest; al confine tra Carinzia e Slovenia i valichi presi in considerazione sono quelli di Lavamünd, di Bleiburg e delle Caravanche (il più importante in questa zona, per la presenza del tunnel autostradale).

Sul fronte italiano, oltre al valico di Tarvisio (che sul versante austriaco si chiama Thörl-Maglern, dal nome della località a ridosso del confine), i controlli saranno ripristinati a Sillian (lungo la direttrice tra Lienz, nel Tirolo orientale, e San Candido, in val Pusteria), al passo del Brennero (sia sulla strada statale che sull’autostrada) e al passo Resia.

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Non si sa ancora quando le misure annunciate ieri diventeranno operative, ma si presume che l’allestimento delle strutture necessarie sarà avviato immediatamente. “Se saranno necessarie nuove recinzioni – ha dichiarato la ministra Mikl-Leitner, quasi a voler ribadire la fermezza dei suoi propositi – saranno costruite nuove recinzioni”.

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L’obiettivo è di impedire che il confine sia attraversato da una marea incontrollata di migranti. A questo scopo la ministra ha indicato quattro linee di azione: la vigilanza classica nelle aree confinarie, il controllo dei veicoli e dei passeggeri (anche sui treni) ai valichi, il rapido impiego di forze di polizia per impedire “anche con l’uso della forza” il passaggio di persone o gruppi, infine controlli “adeguati alle circostanze” nell’hinterland.

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La reintroduzione dei controlli alle frontiere non implica automaticamente che i profughi in arrivo lungo la rotta balcanica saranno respinti, come ha fatto l’Ungheria. L’obiettivo è di limitarne il numero entro il tetto massimo indicato nei giorni scorsi per il 2016 di 35.700 unità (lo scorso anno i profughi entrati in Austria erano stati oltre 700.000, di cui 90.000 avevano chiesto asilo). Si era parlato anche di un tetto giornaliero da non superare, che per il momento però non è stato ancora stabilito, anche perché attualmente il flusso è piuttosto contenuto: intorno alle 1.200 persone al giorno a Spielfeld e circa altrettante al valico delle Caravanche.

Il piano della Mikl-Leitner sarà messo alla prova quando, com’è probabile, aumenterà il numero dei profughi che chiederanno di entrare in Austria e sarà necessario ricorrere alla forza per fermarli. Chi verrà respinto tenterà di passare ugualmente, aggirando la recinzione. Si renderà necessaria, di conseguenza, una capillare e onerosa vigilanza dell’intera frontiera. Già ieri è stato deciso il raddoppio da 200 a 400 del numero dei poliziotti in servizio a Spielfeld. Un analogo rafforzamento avverrà anche per gli uomini dell’esercito, che passeranno dagli attuali 250 a 400, mentre altri 200 si terranno pronti a intervenire in caso di necessità.

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Complessivamente il contingente militare impegnato nella sorveglianza ai confini sarà portato da 1.000 a 1.600 uomini e questa volta, date le scarse risorse delle forze armate austriache, saranno impiegati anche soldati di leva, a cui sarà proposto di prolungare volontariamente la durata della ferma.  (facebook.com/austriavicina)

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Un Commento

  1. Elena

    3 maggio 2016 at 13:49

    Impressionante vedere il filo spinato alle frontiere di ingresso in Europa dalla Croazia.http://www.elenaferro.it/frontiere-di-filo-spinato/

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