Mamma in attesa scrive una lettera al ministro Lorenzin

Da il 9 marzo 2017
famiglia vita

Gentile Ministro Lorenzin,

oggi 8 marzo, festa che ricorda anime femminili bruciate dall’ignoranza e dalla prepotenza di uomini incapaci di essere realmente tali, ci rivolgiamo a Lei, non solo perché Ministro ma soprattutto perché “donna”.

Giunge questa mattina nelle nostre dimore un triste annuncio: “Il Punto Nascita di Cavalese verrà chiuso.”

Leggendo i quotidiani locali, nei mesi scorsi, ciò che arrivava del Suo dire in merito ai Punti Nascita delle nostre valli trentine è questo:

«Noi abbiamo dei parametri per la sicurezza, io sono contraria alle deroghe delle deroghe».

«Abbiamo riesaminato i dati e non c’erano i presupposti per concedere deroghe»

Le parole hanno un peso e toccano le parti più intime di tutti noi. Lei è preoccupata per la nostra “sicurezza” di madri: gliene siamo profondamente grate e in questo La sentiamo parte viva delle nostre reali necessità umane.

Ci piacerebbe mantenerci ancorate a questo sentire, ma purtroppo, a poco a poco, ci siamo rese conto che sono i dati numerici a prevalere su tutto ciò che davvero conta e la notizia di oggi ne è la prova certa.

Perché vede, se come Lei dice sono i parametri di sicurezza i cardini attorno a cui tutto deve ruotare, allora è giusto e doveroso attivarsi affinché questi parametri continuino ad esserci.

Pare invece che sempre in più contesti sociali si voglia far credere alla gente che nessuno sia più al sicuro e la si voglia convincere che è bene accettare nuove regole e nuovi ordini per avere maggiori garanzie. Ma questi nuovi ordini, in molti casi, sono finalizzati ad altro: centralizzazione, obiettivi mercenari e di guadagno di pochi a discapito di molti.

Sono molte ormai le manifestazioni di sfiducia dei cittadini nei confronti della parte politica, ma nonostante ciò vogliamo provare a sostenere l’idea che la sfiducia non basti per aiutarvi ad avere la forza di smentire la convinzione diffusa che gli scopi sopra elencati siano davvero ciò che muove il vostro agire; serve qualcosa di più per aiutarvi a ritrovare il pieno appoggio delle persone che dite di rappresentare. Forse, paradossalmente, proprio una rinnovata speranza, un nuovo atto di fede, in qualcuno che, come Lei, pare lottare per i diritti delle donne.

Ci piacerebbe credere in questo, senza minimamente pensare che, come molti, possa anche Lei essere l’ennesima vittima di un sistema fortemente disincantato e disumanizzato che si veste di parole luccicanti ma che poco ardono e poco illuminano.

Se così fosse, La invitiamo a risvegliarsi da questo ignobile sortilegio e Le alleghiamo una storia per aiutarLa a ritrovare l’incanto perduto.

È una storia molto semplice che non punta sulla tragicità degli eventi, ma sull’insicurezza dilagante che ognuna di noi, soprattutto se in attesa, ha provato, in questi mesi, di fronte alla precarietà d’esistenza di un Punto Centrale della nostra Vita: il Punto Nascita di Cavalese.

Oggi poi, che questo approdo sicuro (perché ci creda, lo è sempre stato: molte di noi hanno partorito in questo ospedale e hanno potuto godere di ottima professionalità, unita a tempi e cure rispettosi dell’umano) sembra non avere più speranza di esistere, non è più solo l’insicurezza a renderci donne meno forti, ma è qualcosa di ancor più tremendo, poiché ci priva di voce e dignità: non siamo state chiuse dentro uno stabilimento, costrette a buttarci fuori pur di sopravvivere, ma siamo state chiuse fuori dalla casa natale dei nostri figli, costrette ad elemosinare saggezza e reale desiderio di tutela della vita da parte di chi ha ormai le chiavi del nostro esistere: Lei e chi insieme a Lei ha la possibilità di scegliere per tutte noi.

Le chiediamo di leggere questa storia che nasce da un dialogo reale tra madre e figlio unicamente con anima di donna: il finale non è ancora stato scritto, c’è solo la voce speranzosa di un bambino, che ancora crede che quella mano sul vostro cuore durante l’Inno nazionale abbia un senso, quello di essere pronti a lottare fino alla morte per la vita del popolo di cui si sceglie di mettersi a servizio, garantendone piena tutela e reale protezione.

MAMMA DOVE SONO NATO?

“Mamma dove sono nato?”

“All’Ospedale di Cavalese, amore mio.”

“Di notte o di giorno?”

“Alle sei del mattino, insieme ai primi raggi di sole.”

“Chi ti ha portato all’ospedale?”

“Il papà, aiutato da molta gente.”

“Come aiutato da molta gente?”

“Devi sapere che quella sera nel nostro paese era in corso una festa tradizionale, dove fuochi, accompagnati da suoni di campane, ricordavano la fine del periodo fertile della Natura ma soprattutto l’inizio del suo meritato riposo.

Nella strada principale c’era un lungo corteo fatto di persone di ogni età: era molto bello, ma impediva al babbo di proseguire.

Io iniziavo a sentire delle fitte molto intense alla pancia e non avendo avuto prima altri bambini ero un po’ preoccupata.”

“E come avete fatto a passare?”

“Il babbo è sceso dalla macchina e ha parlato con alcune persone; è lì che è iniziato il miracolo della vita…In pochissimi minuti la voce che un nuovo bambino stava per venire al mondo si è diffusa per tutto il corteo: non ci sono voluti altoparlanti con proclami firmati da qualche sovrano, né macchine delle forze dell’ordine, è bastato un passa parola sentito e intenso e la gente ha capito: si è mossa per te, Amore Mio.”

“Caspita, mamma! Mi hanno amato prima ancora di conoscermi!”

“È così. La gente delle valli crede ancora nella preziosità della vita ed è ancora capace di aprirsi ad essa, mettendo da parte per il tempo necessario i propri fini personali e unendosi nell’ intento di preservarla.”

“Arrivata all’ ospedale, quella notte hai avuta paura?”

“No, perché anche lì qualcosa di grande ha continuato ad animare le azioni di molte persone. A Cavalese mi sono sentita accolta, rassicurata e importante. Non importante come una celebrità, ma importante perché portavo nel mio grembo te: una goccia di pura sacralità.”

“Mamma, il mio fratellino dove nascerà?”

“Non lo so.”

“Come non lo sai? Nascerà a Cavalese, come me. Il 2 giugno, Festa della Repubblica.”

“Purtroppo, nel corso di questi anni qualcosa è cambiato. Qualcuno, che forse poco conosce la nostra realtà, pur facendosi portavoce proprio della “Res pubblica”, dove i Fratelli d’Italia si uniscono per fermare la prepotenza di pochi a favore di tutti, ha deciso che il punto nascita di Cavalese non può più esistere.”

“Ma mamma, perché?”

“Amore mio, le motivazioni sono così insensate di fronte al Senso immenso della Vita… Non c’è spiegazione se non che qualcuno ha completamente perso la sua umanità.”

“Qualcuno si è trasformato in un robot?”

“Hai detto bene: qualcuno ha smesso di ascoltare la propria voce, ha smesso di credere nei valori che rendono un uomo degno di tale nome e lo ha fatto vendendo il suo cuore per un pugno di dobloni.”

“Come i pirati?”

“Non proprio… i pirati solcano mari aperti, combattono con forza per arrivare al loro tesoro; queste persone, che tanto potrebbero fare, visto il loro effettivo potere decisionale, decidono di rimanere in acque stagnanti, dove nulla accade se non l’innalzarsi dell’odore putrido della vita che muore.”

“Ma è una cosa orribile!”

“Lo è.”

“Ma mamma, se Il mio fratellino nasce il giorno della Festa della Repubblica, tutti quei signori che cantano il nostro inno nazionale, si metteranno una mano sul cuore? Vedrai che per tutti bimbi della valle ci sarà ancora quel Punto così importante per i loro primi attimi di Sole.”

“Chissà, forse quella mano sul cuore, tornerà a far pulsare davvero il sangue in quei corpi “pronti alla morte”, ma non più…

ALLA VITA!”

Ma noi lo siamo mamma! SIAM TUTTI PRONTI ALLA VITA! Vedrai, andrà tutto bene.”

Nelle nostre valli la gente ha ancora la possibilità di credere che una persona da sola possa fare la differenza. Le attività di volontariato sono molte e ognuno si sente unicità preziosa di un Grande Tutto: ci si aiuta, ci si ascolta, si prova a cambiare e a migliorare tutto ciò che si è guastato.

Non è una favola, è verità.

Pensi che per la nostra causa di mamme, la faccia e le energie, fino ad oggi, ce le ha messe un uomo (Alessandro Arici portavoce di Parto per Fiemme, associazione apartitica senza scopo di lucro); e questo non per l’insana convinzione che la voce maschile sia più autorevole e come tale più considerata, ma perché un uomo ha ascoltato la voce del proprio cuore, priva di genere se non quello umano, e ha messo a disposizione della comunità, aiutato da molta gente , tutti i suoi talenti e il suo tempo, pur di preservare un Punto Nascita, che è per noi fonte di certezza e, soprattutto, forma concreta di rispetto verso le nostre persone e verso i nostri figli.

Vogliamo credere che non servano casi di morte per aiutarLa a decidere: l’elicottero non può sempre arrivare; il far vivere il travaglio in ambulanza, su strade di montagna, per raggiungere il capoluogo di provincia non è segno di reale consapevolezza della sacralità di una nuova vita; le difficoltà nel gestire il numero eccessivamente elevato di donne e bambini all’Ospedale di Trento, soprattutto nel post partum, sono indice di parametri di sicurezza incerti.

A Cavalese, invece, i ritmi e le cure pre e post partum sono quelli UMANI. Dovrebbe bastarLe questo dato per comprendere e capire che vale la pena di lottare contro chi vuole convincerLa del contrario.

Le auguriamo di avere la forza di farlo.

Non abbia paura di far sentire la Sua voce.

Con Lei tutte noi.

Denise Nones (mamma in attesa)

Insieme a tutte le DONNE che si riconoscono in questi valori.

 UNITE PER LA VITA!

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