Massimiliano Gabrielli: un viaggiatore nato all’ombra delle Dolomiti

Da il 26 gennaio 2017
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Dal deserto australiano alle spiagge dello Sri Lanka con le Dolomiti nel cuore

Conoscere la propria terra per sapersi confrontare con il mondo

Leggi insieme a noi il racconto di Massimiliano

( intervista tratta dal Sito web ufficiale delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità UNESCO)

Massimiliano Gabrielli ha partecipato lo scorso autunno al Corso di Formazione per Opinion Leader e Amministratori in Area UNESCO, il corso organizzato dalla Rete della Formazione e della Ricerca Scientifica della Fondazione Dolomiti UNESCO.

Insieme a Gabrielli, fra i partecipanti al corso anche Tatiana Pais Becher, ideatrice dell’Abbraccio alle Tre Cime, da noi intervistata qualche mese fa. Proseguiamo oggi con l’intento di raccontarvi le passioni e le aspettative di chi, come Tatiana e Massimiliano, hanno scelto di vivere nelle Dolomiti e di comprendere le opportunità del riconoscimento UNESCO per il Bene Comune.

massimiliano gabrielli predazzo 1024x653 Massimiliano Gabrielli: un viaggiatore nato all’ombra delle Dolomiti

Sono nato e vivo a Predazzo, un paese circondato da maestose foreste e splendide montagne. Fin da piccolo ho partecipato con la mia famiglia a escursioni sul Catinaccio, sulle Pale di San Martino ed in particolare nel Gruppo del Latemar dove, oltre al panorama emozionante, osservavo con estrema curiosità le tracce di fossili marini chiedendomi come si potessero trovare in montagna.

Adolescente, la mia innata curiosità mi ha spinto alla ricerca della diversità e di cose nuove da esplorare. Il mio battesimo di viaggiatore lo ebbi a 15 anni quando attraversai da solo l’Australia, tre mesi di zaino in spalla e sacco a pelo.

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Qualche anno dopo ho camminato sulle spiagge dello Sri Lanka, devastate dallo tsunami, partecipando come volontario della Croce Rossa. Un’altra significativa esperienza l’ho vissuta percorrendo il cammino di Abramo nel deserto Siriano. L’ultima attraversata fu negli Stati Uniti qualche anno fa, 31000 Km con l’inseparabile zainone, ammirando magnifici paesaggi naturali ed incontrando persone straordinarie. In questa occasione, in una gelida notte in Arizona a circa 10 °C sotto lo zero mi trovai seduto su un marciapiede senza un posto dove andare a dormire e semiparalizzato dal freddo. Ad un certo punto si sono avvicinati due Indiani Navajo che si trovavano nella mia stessa situazione. Dopo un primo momento di esitazione siamo entrati in confidenza ed ho iniziato a descrivere loro il posto in cui vivo, le grandi foreste e le incantevoli montagne, mentre loro mi parlarono della propria terra.

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Questa esperienza mi ha fatto capire che conoscere, rispettare ed avere un solido rapporto con l’ambiente in cui si vive e con i propri usi e costumi non solo sviluppa una forte identità e senso di appartenenza, ma ti mette anche nelle condizioni di potersi confrontare con altre culture ed altri ambienti, godendo delle loro diversità, creando un dialogo reciproco consapevole e interessato.

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Lavorando presso il Museo Geologico delle Dolomiti a Predazzo ho avuto l’opportunità di approfondire dal punto di vista geologico le conoscenze acquisite durante il corso di studi in scienze forestali all’università.

Personalmente immagino e desidero vedere il territorio dolomitico come un luogo naturale, senza parchi gioco, senza spiagge artificiali, senza profili modificati da sbancamenti. E’ proprio mantenendole pure che esse conserveranno il proprio fascino. La maggior parte dei visitatori è attratta proprio dalla bellezza sublime.

Su questo credo che si debbano concentrare i nostri sforzi, sul mantenimento e sulla promozione del nostro territorio. Il progresso ha permesso a un maggior numero di persone rispetto a un tempo di avvicinarsi alle cime dolomitiche e di godere della vista di paesaggi magnifici. Ritengo però che un rapporto speciale con la montagna si possa avere percorrendo a piedi i sentieri attraverso foreste e ghiaioni, fermandosi per riprendere fiato e guardarsi intorno. Un’esperienza sicuramente indimenticabile è trascorrere una notte in uno dei tanti rifugi e bivacchi, ascoltare il silenzio della montagna ed ammirare l’alba sulle cime.

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