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Ricordate il sorriso di Giacomo Battisti? Ebbene, secondo il pm Davide Ognibene quel sorriso si sarebbe spento all’improvviso a causa di un errore, anzi diversi errori commessi dai medici che nel dicembre del 2007 presso l’ospedale di Cavalese visitarono il ragazzo. Imputati di omicidio colposo sono infatti tre medici dell’Unità operativa di ortopedia dell’ospedale fiemmese. La difesa, sostenuta dall’avvocato Franco Larentis, ha scelto il processo con rito abbreviato, ma l’udienza ieri è stata rinviata dal giudice Carlo Ancona per dare la possibilità di trovare un accordo con le parti lese sul risarcimento del danno. La morte improvvisa di Giacomo fu un lutto che colpì due famiglie: quella della madre naturale, Adriana Fontanive, rappresentata dall’avvocato Chiara Pontalti; e quella di Renzo e Gemma Battisti, genitori adottivi del ragazzo, rappresentati dall’avvocato Riccardo Rubboli. Come sempre in procedimenti per presunte responsabilità mediche, il processo si giocherà a colpi di consulenze tecniche. Quella della procura e quella della parte lesa sono arrivate a conclusioni analoghe e puntano il dito contro i medici. Il giovane si era rivolto al pronto soccorso di Cavalese perché stava male, aveva anche un ginocchio dolorante a causa di una caduta sugli sci. I medici che lo visitarono lo dimisero a distanza di pochi giorni «per ben due volte – si legge nel capo di imputazione – pur in presenza di una conclamata e facilmente rilevabile malattia». In particolare i medici nelle due diverse occasioni in cui visitarono il ragazzo non si sarebbero accorti che questi soffriva per una grave sindrome infiammatoria che, secondo il consulente della procura, doveva essere trattata con antibiotici mentre al ragazzo venne somministrato un farmaco per traumi contusivi. L’errore diagnostico avrebbe non solo ritardato l’adozione di terapie adeguate, ma avrebbe addirittura peggiorato la situazione perché il farmaco somministrato al giovane paziente aggravò il quadro clinico. E così, quando finalmente ci si accorse che il povero Giacomo Battisti era devastato da una grave emorragia interna, per il ragazzo era ormai troppo tardi. Il giovane infatti morì a soli 16 anni per una «imponente emorragia gastrointestinale come conseguenza della acuta piastrinopenia». Insomma, il caso è complesso anche perché la difesa contesta questa ricostruzione. O meglio, pur confermando che vi fu una grave emorragia, sostiene che non si possono attribuire responsabilità penali agli imputati in quanto nessuno dei tre medici seguì l’intero decorso.
L’Adige
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