“Neknomination” la degradante sfida alcolica on line tra adolescenti

Da il 4 aprile 2014
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NEK NOMINATION..prima o poi tocca a tutti i giovani incapaci di reagire.  Si tratta di una ”gara” a chi beve di più e più velocemente possibile, davanti ad una telecamera.

Il video – tutt’altro che edificante e incancellabile – viene poi postato sui social network. E da lì scatta la “nomination”: ovvero la chiamata verso altri tre ragazzi/e  che entro 24 ore sono invitati ad accettare la sfida.

Se non lo faranno saranno costretti a pagare da bere e ad essere derisi  in rete. Se lo fanno avranno deluso chi li credeva nella loro maturità e avranno distrutto parte della stima del mondo adulto.

La sfida non solo è assurda ma pericolosissima.

E’ partita dall’Australia, ha contagiato gli Stati Uniti, l’Inghilterra ha dilagato in mezza Europa ed è approdata anche in Italia.  All’estero ha già  fatto le prime vittime, almeno cinque, tutti ragazzi sotto i 30 anni. In Italia c’è chi c’è andato molto  vicino. E’ inutile far finta di niente, questa sfida  è arrivata anche nelle nostre valli di Fiemme e Fassa! I genitori forse ne hanno sentito parlare, ma non misurano nè il pericolo, nè le conseguenze.

« Non assistenza a gioventù in pericolo!!”

 -di Alessandro Arici -

“Questa – detesta ammettere uno dei miei più efficaci colleghi francesi, Nicolas Memain Macè, responsabile delle politiche giovanili nella città di Ancenis – questa è la situazione! Abbiamo mezzi, personale, facciamo molto, ma non è abbastanza ed ogni week end ripeschiamo i corpi dei giovani nella Loira. Ci sono più decessi ora che durante l’ultima guerra mondiale. Dobbiamo essere più efficaci e evitare la sconfitta del mondo adulto…”

Con tutto il rispetto per tutti i genitori, per i docenti e per tutti coloro che operano da anni nel settore giovanile e che, grazie alla loro azione, sono già riusciti a raggiungere risultati positivissimi mi permetto di ascoltare i campanelli d’allarme che indicano il possibile propagarsi di un incendio e metto nero su bianco alcune considerazioni.

Non sarò breve, in realtà non avrei neanche il tempo di scrivere tutto ciò, ma di fronte a tali eventi,a forza di chiudere gli occhi, si va a sbattere…

Sono un semplice valligiano e, pur vivendo a Predazzo almeno quattro mesi l’anno, ho lavorato, negli ultimi vent’anni, nei Paesi della Loira e in Regione Centro sviluppando un’attività crescente nella prevenzione delle condotte a rischio e nelle azioni di fiducia trasmessa ai giovani attraverso il teatro, la scherma artistica, l’equitazione, le realizzazioni audiovisive, la musica e quant’altro.

Un dato di fatto mi colpì già nei primi anni : ciò che purtroppo succedeva indistintamente nelle campagne e nelle città di quella parte della Francia sarebbe giunto anche in Val di Fiemme, con qualche anno di “ritardo”.

Da due anni ho spostato nuovamente l’attività in val di Fiemme trovando conferma nelle sensazioni già percepite nell’ultimo quinquennio. Siamo nel “poco prima” che tutto ciò accada e, per alcuni aspetti, siamo già invasi da nuove ondate di autolesionismo giovanile create ad hoc per spillare i soldi ai nostri ragazzi considerati da tempo “portafogli viventi” da un numero sempre crescente di faccendieri locali e non.

Così avviene anche per la “nek nomination”, perversione dell’amicizia nella quale, principalmente via Facebook e  Ask, i giovani sono invitati dai loro compagni a bere oltre misura, senza fermarsi, cercando di superare la “performance”  di colui che li ha nominati per poi, poco prima di vomitare o di continuare la giornata al limite del coma etilico, designare a loro volta più di un “amico” che dovrà accettare la sfida entro 24 ore onde evitare la gogna della rete.

Sono decine i ragazzi e le molte ragazze della Val di Fiemme che hanno postato la loro bevuta solitaria o di gruppo senza preoccuparsi delle possibili conseguenze. Sono centinaia i giovani che hanno cliccato “mi piace” incitando così i prossimi sfidanti a superarsi, ad andare oltre un limite già superato da tempo.

Nell’ottima doppia conferenza “Navigare sicuri su Internet”, tenuta a Cavalese e a Predazzo il 28 marzo, l’Ispettore Mauro Berti è stato particolarmente chiaro : il mondo adulto ha accumulato un ritardo considerevole nella conoscenza del buon uso di internet e i nostri “nativi digitali” (giovani nati dopo l’avvento dei supporti digitali casalinghi supportati da internet) sono soli nell’utilizzo della rete e nella degradazione della loro dignità.

Pertanto non è difficile fare qualche collegamento :

-         Quale genitore lascerebbe il proprio figlio minorenne ubriacarsi sulla piazza pubblica in pieno giorno solo perchè invitato da un altro giovane?

  • Facebook è la piazza del nostro paese, di tutti i nostri paesi, di tutto il Trentino, del mondo intero, ma rispetto ad una maldestra bevuta passata sottosilenzio nelle vie del nostro borgo, Facebook Ask e altri Social Network in arrivo, possono ripetere l’avvenimento all’infinito. Basti pensare che nulla si cancella di quanto pubblicato, basti considerare che la proprietà dei video e delle immagini postate non è solo dell’autore, ma è di Facebook, come da contratto. Disiscriversi corrisponde, di fatto, a togliere il “puntatore” che permette di accedere direttamente alla pagina, ma non a cancellare la pagina stessa (tecnicamente sarebbe necessario un programma che possa intervenire sul server e non è semplicemente previsto dal contratto stesso. Chiunque, avvezzo alle manipolazioni informatiche potrebbe ritrovare e consultare la pagina in questione).

Non basta? Vogliamo farci credere che il Web sia il nostro giardino segreto nel quale poter vivere e nascondere le nostre fantasie? Allora com’è possibile che un adulto, non iscritto a Facebook, possa aver recuperato i video di una decina di minorenni e di decine di giovani appena maggiorenni della Val di Fiemme intenti a compiere la “nek nomination” tranquillamente seduti in locali pubblici valligiani (che devono parte del loro successo proprio al fatto di servire alcol ai minorenni in tutta impunità) oppure serenamente seduti nella propria camera, perfettamente attrezzati per compiere la bravata alcolica? (NB : basterebbe postare i suddetti video su YouTube con tanto di nome e cognome dei protagonisti per renderli mondialmente pubblici, indelebili e tristemente celebri così come la reputazione dei nominati che hanno accolto l’avvilente sfida).

-         Quale adulto, sia esso educatore, professore, pubblico ufficiale, semplice vicino, lascerebbe cadere un giovane in un fosso di fango e vergogna sapendo che sarebbe bastato un gesto per evitargli di incespicare?

  • Perchè anche di questo si tratta! L’identità digitale dei nostri figli servirà anche per permettere ad eventuali datori di lavoro, ai collaboratori, alla giustizia, ai loro stessi figli di farsi un’idea di che cosa hanno lasciato come impronta digitale sul Web. Le serrature allora di ultimissima generazione montate negli anni ’60 ora non fermerebbero neanche il più modesto dei ladri… possiamo facilmente immaginare con quale facilità i nostri nipoti andranno a scoprire i segreti dei nostri figli e allora addio ad ogni speranza di esemplarità, di educazione, di autorità parentale. 

-         Quale fratello o sorella tarperebbe le ali al più piccolo della famiglia lasciandolo solo in balia delle frustrazioni, degli eccessi, del menefreghismo di centinaia e centinaia di persone incontrate per caso alla stazione delle corriere e approdate lì perchè non sanno cosa fare di positivo nella loro giornata e necessitano di esistere, anche se attraverso l’altrui distruzione?

  • Questo può succedere ogni volta che un minorenne si connette, magari con un semplice smartphone (telefoni in grado di connettersi ad internet), lasciando che la parte più odiosa del “popolo della rete” possa influire sul suo presente. I nostri giovani NON fanno più alcuna differenza fra ciò che vivono “virtualmente” o “realmente” proprio perchè l’emozione provata è VERA e così subiscono qualsiasi ondata senza alcun argine… soli. I fratelli potrebbero essere le persone più adatte per vigilare, come quando nel cortile della scuola si intuiva la difficoltà del fratello minore e si interveniva per fargli capire che nella vita bisogna saper riconoscere in fretta fra chi sa giocare e chi non sa giocare, fra chi ti farà crescere la tua autostima e chi proverà a ridurla in poltiglia.  

-         Quale amico spingerebbe l’amico a saltare nell’Avisio in piena sperando nella buona qualità del video girato per godersi l’impresa?

  • La stragrande maggioranza degli “incidenti” dovuti all’alcol accadono in presenza di amici che, al meglio, non fanno nulla per impedirli e, al peggio, sono all’origine o co-responsabili dell’incidente stesso. Abbiamo vissuto in Valle un crescendo pauroso di questi avvenimenti troppo spesso messi sotto silenzio da compagni e adulti per non scalfire la reputazione di questo o quel giovane o più semplicemente per non volersene occupare pienamente. 

E quindi?

E quindi ho avuto l’onore di lavorare con migliaia di giovani che mi hanno sempre stupito per le loro qualità naturali, per la loro eccezionale maturità nel rendersi generosi e capaci di collaborare, tutti insieme, senza discriminazione alcuna per un obiettivo degno dei loro talenti e della loro legittima voglia di vivere. Ma ho avuto spesso l’onere di ascoltare i loro “incidenti” di percorso e a centinaia (riscrivo a centinaia) mi hanno testimoniato di aver vissuto in prima persona avvenimenti che farebbero raccapricciare chiunque voglia del bene al prossimo.

In una scuola superiore della valle di Fiemme, già 22 anni fa, una ragazza quindicenne per definirsi in una frase durante un corso di Ascolto e Comunicazione disse, di getto : “Sono un libro al quale gli altri strappano le pagine”.

È troppo poetico? Allora un solo esempio : tradotto fedelmente da un articolo di giornale scritto a seguito di un “incidente” avvenuto in una cerchia di giovani di Nantes con i quali ci siamo poi trovati, tramite la loro scuola, direttamente in contatto (http://www.ouest-france.fr/tragique-anniversaire-il-chute-du-3e-et-se-tue-282917) :

“Sconvolti, si stringono uni contro gli altri. Una ragazza singhiozza senza potersi trattenere. Gli amici di Damien Esnault, sotto-shock, aspettavano, ieri, di essere ascoltati al commissariato di polizia di Nantes. Hanno appena perso un amico. Il giorno prima, Damien festeggiava i suoi 24 anni nel suo appartamento, rue des Petites-Ecuries, nel cuore del quartiere Bouffay, in centro città. Per l’occasione aveva invitato una ventina di amici. Si festeggiava. L’alcol aveva cominciato a circolare da metà pomeriggio. Secondo i primi elementi dell’inchiesta, uno dei giovani avrebbe posizionato una delle scarpe di Damien sopra la barra delle tende. Quest’ultimo è salito su una sedia per recuperarla. La finestra era aperta perché alcuni ragazzi fumavano. Il giovane si è ribaltato all’indietro ed è caduto dalla finestra. È caduto da una quindicina di metri. È rimbalzato prima su un tendone della terrazza di un locale pubblico, al pianterreno, ed è poi ricaduto sul selciato. Era mezzanotte e mezzo. I pompieri sono arrivati molto rapidamente. Trasportato al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Nantes dall’ambulanza, Damien è deceduto a causa delle ferite riportate…”.

Troppo lontano, troppo “maturo” il giovane deceduto?

Allora basti pensare ad una gita scolastica di una delle nostre classi di minorenni, l’anno scorso, e il tentativo di alcuni compagni di classe, fortunatamente riuscito, di evitare ad uno dei giovani studenti di tuffarsi nel fiume che attraversava la città visitata dopo aver alzato il gomito…

Sarebbe facile, a questo punto, sparare contro i professori, i genitori, le pubbliche amministrazioni, la forza pubblica, ma il nodo è proprio nelle parole del mio amico Nicolas :”…facciamo molto, ma non basta!”.

Anche in Valle, a mia memoria, non si è mai fatto così tanto come ora per accompagnare i giovani verso un’evoluzione positiva lontana dalle pericolosissime scorciatoie offerte dall’alcol.

(Volontariamente farò solo alcuni esempi scusandomi fin d’ora con i responsabili delle strutture e dei progetti non nominati.)

La qualità di progetti come “Alcooperiamo”, i “Luoghi della Sobrietà” l’azione dei Sindaci per coordinare i loro sforzi, l’attenzione e i fondi dispensati dalla Comunità di Valle, gli interventi mirati delle forze dell’ordine, la voglia di progredire dimostrata, ancora una volta, dai genitori che hanno partecipato numerosi anche alla recente conferenza dell’ispettore Berti sono la prova di una progressione inequivocabile nel bisogno e nella volontà di prevenire il peggio, ma… non basta. È come se cercassimo di svuotare la diga di Forte Buso con un colapasta.

Perchè non basta? Perchè “l’occasione fa l’uomo ladro” e finchè eravamo negli anni 80 le sollecitazioni ricevute da chi allora era giovane erano sotto il livello di guardia e gli esempi positivi superavano di gran lunga quelli negativi. E poi il timore del vicino, del collega o dell’amico di uno dei genitori, sempre pronto a riferire delle nostre eventuali “bravate” ci frenava in tempo.

Adesso? Adesso alla domanda : “Chi di noi adulti farebbe entrare uno sconosciuto in camera di nostro figlio/figlia?” tutti siamo pronti a rispondere in coro : “Nessuno!” eppure… Eppure sono anni che le televisioni sono telecomandate direttamente dai bimbi, i computer connessi ad internet sono spesso fuori da qualsiasi controllo visivo ed ora gli smartphone sono onnipresenti nella vita di molti dei nostri minorenni. Siamo sicuri che i produttori televisivi abbiano a cuore l’educazione dei nostri figli? Siamo certi che debba essere Maria de Filippi a spiegare che cosa sono gli “amici” ai nostri giovani? È normale pensare che il numero sempre crescente di giovani dipendenti dal fumo, dall’alcol (“se non bevo non mi diverto” alla lunga non è solo un comportamento, è una dipendenza), dal pessimismo generalizzato sia solo un “segno dei tempi?”.

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Se nei famosi anni 80 uno di noi adulti, allora giovane e pieno di vita si fosse procurato, telefonando di nascosto dopo aver consultato le “Pagine Gialle”, anche solo la metà delle immagini assorbite dai nostri attuali preadolescenti e adolescenti, se si fosse fatto spedire a casa montagne di VHS da visionare solo soletto con tanto di repertorio con parole chiave per catalogarle come “violenza”, “sesso estremo”, “giovani ubriachi”, “neknomination”… Se entrando improvvisamente a casa uno dei nostri genitori, dei nostri fratelli maggiori avesse scoperto la nostra “collezione” come avrebbe reagito?

E oggi? Cambia tutto solo perchè si presume che tutti siano toccati dallo stesso problema? Siamo riusciti a diminuire malattie, guerre, diseguaglianze e non riusciamo a proteggere i nostri figli? Tre anni fa due sorelle maggiori, per preparare una scena di prevenzione delle “condotte a rischio”, hanno calcolato che un bambino di 9 anni, nella sua breve vita ha assistito fino 14.440 ore di violenza stando semplicemente in una casa con il televisore acceso per poi guardare il fratello maggiore al computer o al telefonino intento a giocare con programmi  vietati ai minori di 12-16-18 anni…

Abbiamo lasciato che togliessero ai nostri giovani la possibilità di cominciare a lavorare prima dei sedici anni e da giovanissimi, li lasciamo in balia di qualsiasi esempio proposto da internet, dai sottoprodotti della televisione, dalle applicazioni e giochi online su telefonino?

È troppo tardi? No, per fortuna e per coraggio no!!!

Qui in Valle è ancora vivo l’altruismo, ma va strutturato, ampliato, incoraggiato  senza aspettare che ciò avvenga unicamente grazie alla scuola, alla famiglia, alle istituzioni. Ho due figli piccoli e un giorno andranno oltre i limiti per capire dove comincia quell’oltre. Quel giorno, come un tempo, la vicina, l’amico, il collega potrà chiamarmi (e se da qui ad allora la telepatia farà parte dei nuovi abbonamenti potrà pensarmi J) e dirmi ciò che ha visto fare ai miei giovincelli, senza rischiare ch’io lo possa denunciare. E se non sarò certo che si tratti di loro mi basterà chiedere in giro perchè siamo una Comunità, non una maledetta periferia di una città snaturata! Non una campagna di case sparse e genti divise come succede spesso in altri parti d’Italia e d’Europa. Siamo il frutto di una solidarietà antica, propria della gente di montagna, siamo ancora in tempo a trasmettere amicizia, fiducia e sana certezza di essere fieri del proprio operato ad ognuno dei giovani che incontriamo!

Come? Moltiplicando, per esempio, azioni rivolte ai giovani come quelle portate avanti dai Vigili del Fuoco, radunando volontari per accogliere il Mondo in Val di Fiemme, continuando a farli suonare, ballare, cantare, correre, sciare e nuotare, ma stando attenti di riconoscere loro l’evoluzione avvenuta appena possibile, senza l’obbligo di essere il migliore eliminando per forza qualcun altro come accade nei reality, ma trovando il modo di riconoscere, noi adulti, quando un ragazzo si è superato, crescendo, in nome di un progetto collettivo. Una volta per essere fieri bastava salire sul cassonetto del camioncino del Loiza per raccogliere carta e stracci sapendo che gli introiti sarebbero giunti ai bisognosi del Terzo Mondo. Grazie all’Oratorio (che continua ancora oggi le sue preziosissime iniziative) potevamo sfrecciare per le vie del paese, aggrappati al montante della cabina, incrociando lo sguardo riconoscente di chi ci salutava con un sorriso, vigile urbano compreso, per poi arrivare a casa, sudici, stanchi e felici.

Adesso c’è la discarica? Benone, allora inventiamo qualcos’altro abbastanza eccitante da attirare anche il più demotivato dei ragazzi.

Cosa? Un concerto grande come i trampolini, proprio ai trampolini, come quello ad Oslo al quale hanno partecipato anche i nostri South Punk. Perchè? Perchè era a “Zero Alcol” come molte delle iniziative proposte in Europa, in quella stessa Europa dove sono già 5 i ragazzi deceduti a causa della “nek nomination”. Per permettere a un giovane di essere libero bisogna potergli offrire una scelta che non può essere fra “vivi appieno bevendo” o “vivi moderatamente da astemio”, ma “vivi pienamente senza dover ubriacarti!”.

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Qualche tempo fa, durante una formazione per educatori specializzati, mi è stato chiesto : “cosa possiamo  fare quando durante un torneo di calcio i giovani si scambiano borracce di vodka o nel bel mezzo di un atelier sulla riparazione delle motociclette comincia a girare cannabis… li escludiamo? Diciamo loro che fa male, che non va bene?” Mi sono permesso di rispondere : “Create un progetto più inebriante della vodka e più rilassante del cannabis e il gioco è fatto, daranno il meglio di loro stessi perchè il gioco vale la candela (non quella del motorino… J).

Ne sono nate due azioni : la prima, nel paesone di Brain sur Alonnes consisteva a raccogliere fondi per una scuola in Africa attraverso le offerte raccolte dalle rappresentazioni di spettacoli teatrali di una compagnia di giovani attori non fumatori e a “zero alcol”. Gli stessi giovani, accompagnati da alcuni genitori sono andati a dipingere la scuola in questione con le loro mani, alla faccia dei limiti d’età per cominciare a lavorare. Non si è mai troppo giovani per essere volontari!

La seconda, nella città della Roche sur Yon, permetteva di mescolare le discipline più svariate, dalla boxe alla danza, dalle percussioni al pattinaggio acrobatico riuscendo a cogliere, attraverso una realizzazione video, il diverso talento di ognuno per poi permettere ai parenti presenti e a quanti rimasti nei paesi di origine (molti erano immigrati di seconda o terza generazione) di congratularsi con i giovani protagonisti altrimenti “vittime” dell’incomprensione e dell’abbandono del mondo adulto.

Torniamo in Valle : cosa ne faccio dei video dei ragazzi minorenni che ringraziano per la nomination, si ubriacano in un minuto e farfugliano il nome di altri tre nominati?

l’Ispettore Berti è stato chiaro : legalmente i genitori possono essere accusati di non aver esercitato la loro patria potestà mancando di sorveglianza, ma non è una gran soluzione, se bastasse accusare gli altri per riparare le nostre mancanze collettive la Valle sarebbe diversamente silenziosa… Che fare allora? La scuola non può agire perchè è successo al di fuori delle mura scolastiche, i Comuni non hanno competenza, le forze dell’ordine hanno un effettivo troppo ridotto per occuparsi anche di questo…

Vabbè allora facciamo così : facciamo sapere ai nostri giovani che ci siamo, che ciò che dicono, scrivono, disegnano e filmano vale tanto anche quando non lo postano su Facebook, facciamogli capire che anche per noi è la prima volta che viviamo questo mondo, siamo giovani… adulti anche noi, giovani nonni, giovani zii, fratelli e sorelle maggiori. Facciamogli capire che saremo un po’ maldestri nell’accompagnarli ad esistere, ma… assicuriamo loro che se vediamo un giovane distruggersi, in una comunità così piccola che può ancora essere Magnifica, allora quel giovane è anche un po’ figlio mio e ci metto la faccia, gli parlo e se non basta ne parlo alla madre, o al padre che conosco bene.

Vale la pena di provarci a spegnere l’incendio prima che si propaghi troppo, come nel 1869 quando Ziano di Fiemme si salvò appena in tempo grazie all’aiuto di tutti i volontari di tutti i paesi che accorrevano con secchi, mai troppo piccoli per passarsi l’acqua dell’Avisio… le polveriere ancora in attività non sono saltate, l’incendio fu domato alle porte della Chiesa e morì solo un maiale, simile, con tutto il rispetto per la povera bestia, a quelli che suggeriscono ai nostri figli in mille modi diversi che “per vivere pienamente devono rischiare di morire”.

Alessandro Arici

P.S. Non dimentico le centinaia di ragazzi in gambissima che popolano la nostra Valle e che sono già oltre le problematiche citate. Collaboro con parte di loro ogni settimana e sono, per forza di cose, il frutto positivo delle attenzioni del mondo adulto.

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GLI ANTIDOTI

Fortunatamente, però, contro l’esibizionismo incosciente di questi giovani (e non) che si cimentano in questo drinking game, arriva la replica di chi non vuol saperne di far parte di una generazione così frivola e superficiale.

Queste per ora le risposte elaborate dai ragazzi per contrastare la tendenza spesso micidiale impostasi negli ultimi tempi con le Neknomination: niente alcol, ma solo buone azioni.

1 – Book nominations: ubriachiamoci di parole , – idea partita da un ragazzo di Bologna. Invece di essere obbligati a tracannare una birra in un secondo, i ragazzi devono aprire il libro che preferiscono e leggerne un passo davanti alla webcam. Questo tipo di attività può portare ad avvicinare alla lettura in modo vivace e creativo, aiutando la diffusione e la conoscenza di autori, stimolando la curiosità di chi ascolta e magari il desiderio di mettersi in gioco.

2 – Raknomination, “Random Act of Kindness”,  –  è  un’iniziativa basata sullo stesso meccanismo delle Neknomination, anche in questo caso i giovani si nominano a vicenda, ma semplicemente per compiere buone azioni: una sorta di gara della solidarietà verso chi ha più bisogno.  L’idea è venuta ad un giovane di Johannesburg che ha deciso di lanciare la sfida al gioco del massacro dell’alcol.  E l’iniziativa ha già raccolto migliaia di adesioni. Il gruppo Facebook conta quasi 15 mila iscritti nel momento in cui scriviamo e su Youtube si moltiplicano i video di ragazzi che vanno al supermarket a fare la spesa per qualche barbone. Sulla pagina FB di Raknomination, c’è anche chi promette di donare un dollaro alla lotta al cancro per ogni ‘like’ ottenuto dal video postato e una giovane, invece,  che raccoglie libri e riviste per bambini per donarli all’ospedale pediatrico.

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Ricordiamo ai nostri lettori la rassegna stampa sul tema dell’alcool e del gioco d’azzardo sul nostro forum http://www.valledifiemme.it/forum/  curata da Guido Dellagiacoma

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