Predazzo, il Conte Giuseppe Marzari Pencati, nuova opera di “Vincent”

Da il 4 aprile 2012

Onde commemorare le vicende sotto evidenziate, il firmatario di questo scritto ha modellato una figurazione del Marzari  (senza peraltro avere l’intendimento di farne il ritratto,  onde ravvivarne le vicende  e gli eventi storici conseguenti. Il manufatto è visibile dal 29 marzo al 12 aprile, nella vetrina della boutique Gössl di via Roma 4 a Predazzo. Successivamente verrà donato alla Scuola Media  G.  Marzari Pencati,  con l’obbligo di permetterne una eventuale trasposizione in bronzo qualora il Comune o altri, fossero intenzionati a concretizzarlo in reperto monumentale. Per inciso fra sei anni cade il duecentesimo anniversario da che il Pencati ha consegnato alla Storia la nostra Predazzo.

La locale Amministrazione nel corso del tempo ha voluto onorare i meriti del personaggio storico in questione, sia dedicandogli una lapide marmorea commemorativa nel 1922 in occasione del centenario della scoperta, sia titolandogli una via del paese, nonché la Scuola suddetta.

Sull’onda del clamore suscitato nella prima metà del diciannovesimo secolo dal Conte vicentino,  nel 1903 vi fu in Predazzo il primo Congresso Internazionale di Geologia. Anche nel 1966 un altro Congresso Geologico Nazionale ha avuto sede costì. Presente all’inaugurazione pure quel tal Silvio Vardabasso, istriano di nascita (anche a lui intitolata una via del paese) autore di una importantissima carta geologica di Predazzo e Monzoni.                                                                                                                                                                                                                                        

                                                      Vincent                                (clicca su leggi tutto per la foto e la memoria storica)

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 (Memoria storica)                     

1789  Diedonè de Dolomieu  (Isere 1750) naturalista, scienziato, avventuriero.           Durante un suo viaggio in sud Tirolo, raccolse un tipo di calcare lungo l’asse dell’Adige che contrariamente agli altri tipi non dava reazione effervescente a contatto dell’acido cloridrico.  Incuriosito dal fatto, sottopose alcuni esemplari di tale roccia a più approfondito esame fisico-chimico da parte del geologo svizzero Nicolas de Saussurre . Fu questi a denominare tale tipo di roccia dolomite, in onore dello scopritore.  Il Dolomieu non fu mai percorritore delle nostre valli.

1818   Marzari Pencati, vicentino (1779 – 1836). Ispettore Minerario dell’Impero Austro Ungarico giunto in Predazzo (qui miniere di ferro al monte Mulat), constatò in località Canzoccoli che rocce vulcaniche primarie (intrusive) sovrastavano alle sedimentarie d’origine marina, ragion per cui le prime dovevano necessariamente essere venute dopo e quindi risultare più giovani. Tale conclusione si opponeva strenuamente a quanto creduto sino a quel momento dalla geologia ufficiale, che riteneva che le cose stessero esattamente all’incontrario. Il vespaio suscitato da tale scoperta indusse geologi di mezzo mondo a venire qui onde accertarsi se quanto  affermato dal  Pencati risultasse credibile o meno. Sia pure a denti stretti anche  i geologi tedeschi austriaci e inglesi sostenitori della teoria avversa, dovettero mordersi la lingua e modificare le loro assodate convinzioni. Luogo di acquartieramento, ritrovo, e teatro di interminabili disquisizioni in materia di tali scienziati, fu l’albergo Nave D’oro, passato alla storia per queste vicissitudini. Nel registro dell’albergo oltre alle firme di tanti illustri ospiti, anche tantissime altre a seguire, a testimonianza che sull’onda degli entusiasmi suscitati dal Marzari, per merito suo sia pur involontariamente, era stato avviato quel processo turistico che, inizialmente d’élite e poi di massa, tanto benessere ha portato alla nostra economia.

1864  Settantacinque anni dopo da che il Dolomieu ebbe a fare il ritrovamento di quella strana pietra non reagente all’acido cloridrico, per la prima volta il nome di dolomite fu agganciato alle montagne calcaree dell’area dolomitica come la si intende oggi. La cosa avvenne per merito di due inglesi. Il geologo Georg Churcill e il pittore Josiah Gilbert. All’epoca non essendo ancora in auge l’uso della macchina fotografica, i panorami, i personaggi, certe situazioni, venivano fatti conoscere mediante la pittura, il disegno, gli schizzi a matita. Questi due personaggi al loro rientro in patria diedero esito ad un libro famoso “The Dolimite Mountains” che ampliò notevolmente la conoscenza e le bellezze paesaggistiche di questi territori.

Altra pubblicità alle Dolomiti venne fornita da un successivo libro pure questo di scrittrice inglese nel 1872 (Amelia Edwars) che assieme ad un’amica viaggiò per Fiemme, Fassa, Badia, Gardena  e Cortina parte in carrozza, parte a cavallo descrivendo e disegnando paesaggi nonche usi e costumi dei nativi. Da tali descrizioni si evince che la Val di Fassa isolata dal resto del mondo per mancanza di comunicazione viaria all’altezza, aveva popolazione che viveva in una condizione miserrima e semi selvatica, detenendo tuttavia usi e tradizioni  proprie  mantenutesi salde nel tempo a causa di siffatto isolamento. Una strada viaria carrabile infatti era presente unicamente sino a Moena, dopo di che, sentieri e mulattiere erano di collegamento fra i piccoli centri abitati.

1894  A togliere queste realtà abitative dall’isolamento, ci pensarono Theodor Cristomannos esponente dell’Alpenverein di Merano e Albert Wachtler  bolzanino. Costoro con abbondante uso della dinamite fecero carrozzabile la mitica strada della Val d’Ega e il proseguimento della stessa fino al passo di Costalunga, attuando possibile il collegamento fra Bolzano e la Val di Fassa senza il bisogno di scendere a Ora e risalire per la strada di Fiemme.  A ulteriore loro merito va ascritto il completamento viario dell’intera area dolomitica con la costruzione di nuova strada che attraverso il passo Pordoi Arabba e Falzarego, andava collegando Canazei a Cortina. L’imponente opera fu attuabile  grazie dell’ingentissimo apporto finanziario  austriaco. (1897)

Con l’apertura della grande “Strada delle Dolomiti” il suo costruttore ebbe a declamare: “in soli tre giorni sono visitabili tutte le Dolomiti, sia che si vada a piedi (di buon passo) che in carrozza. Da Bolzano a Canazei 51 Km. Da Canazei a Cortina 61 Km. Da Cortina a Dobbiaco 30Km.”

Oggidì  per compiere analoga impresa son bastanti due ore !

Bibliografia consultata:

“Enciclopedia delle Dolomiti” (Franco de Battaglia . Luciano Marisaldi)  e Internet

In concomitanza con questa iniziativa, Guadagnini Vincenzo (“Vincent”) donerà all’Associazione Apicoltori di Fiemme e Fassa il frutto del suo ultimo lavoro letterario, avente per titolo: “Nel Regno dei Fuchi”. E’ la sintesi delle esperienze vissute a contatto con i famosi   Imenotteri nel corso di cinquant’anni di apicoltura pratica.

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