Com’era prevedibile c’è stato un vero e proprio assalto al mercatino del libro usato della…
L’Ottocento Trentino è segnato, da un lato all’appartenenza all’impero degli Asburgo dall’altro alla recrudescenza dell’emigrazione, stagionale e permanente. Ad esempio, nel 1883, alcune centinaia di famiglie vennero deportate nella Bosnia da poco strappata al declinante impero ottomano dagli Asburgo. A loro ed ai loro figli è dedicato questo lavoro. Attraverso di loro, e grazie a loro, ricordiamo la storia dell’emigrazione e della diaspora trentina, invisibile a chi non la conosce e così reale per chi l’ha conosciuta, o la vuol conoscere.
Il racconto scenico inizia da un corso d’acqua perenne che racchiude il vociferare delle montagne, dei paesi, della valle, i suoni dei boschi da lui costruiti. Lento, inesorabile, il fiume scorre. Come tutto scorre.
Il fiume raccoglie l’acqua che cade. La pioggia diventa incessante. I torrenti straripano. I paesi si allagano. La natura spezza l’incanto. Il vociferare racconta la fuga. Le montagne si svuotano. Ora, il fiume non è più un corso d’acqua, ma il carro preparato da una coppia di giovani che si sposa prima del grande viaggio, l’incedere di chi emigra, i mille volti di chi cammina cantando la propria vita, per scorrere – lentamente, verso un approdo.
Nel cammino torna la forza, il coraggio, l’avventura del ricominciare. Lontani da casa. I luoghi che il fiume raggiunge sembrano quelli che aveva lasciato. Forse qui si sta bene. Ci sono terre. Si può coltivare. E ci sono fabbriche. Si può lavorare. In questo fiume di occhi, di bocche, di mani, di piedi confluiscono altri occhi, altre bocche, altre mani, altri piedi, quindi altre voci, altre storie, altri colori. I dialetti si confondono, i canti si mescolano, i linguaggi s’inventano. Il fiume crea nuove comunità.
La Storia scorre. Chi rimane accetta nuovi confini. Chi riprende il viaggio invece cerca altri confini in quel piccolo punto in movimento, che è l’Europa del novecento, dove la Storia che scorre è una terra che non sfama, dove le viti diventano armi, dove il cielo a volte torna ad oscurarsi.
Le terre si riempiono e si svuotano di uomini con i canti delle proprie storie ancora oggi. Gli occhi, le bocche, le mani, le braccia del fiume diventano un unico uomo che come il secolo stanco assiste incredulo con il suo violoncello allo scorrere di un fiume che racconta di ieri e di oggi la stessa storia.
“Come un fiume” è il racconto di un eterno andare e tornare che ha creato identità, confuso ricordi, smarrito appartenenze; è il racconto di chi ricostruisce la propria realtà partendo dal confronto con quella che ha lasciato a casa. Sulla scena prende così vita il racconto di chi nel lungo viaggio del Novecento ha avuto paura di non essere più riconosciuto. Dilemmi sempre attuali in una società che continua ad essere fatta di partenze, di ritorni, treni, navi, e spostamenti.
La regista Flora Sarrubbo ha scelto di iniziare il racconto scenico attraverso lo scorrere dell’acqua perenne che racchiude le voci delle montagne, dei paesi, della stessa valle, e i suoni dei boschi. Lento, inesorabile, il fiume scorre, così come la Storia, spesso travolgendo realtà che sembravano immutabili e le vite aggrappate a quei pendii. Chi rimane decide di accettare i nuovi confini che l’acqua ha modellato ricominciando da zero. Chi si mette in viaggio, come acqua che va al mare, incontra territori nuovi, in quella terra, l’Europa del Novecento, che ha visto più volte i confini farsi e disfarsi. E ancora oggi queste terre si riempiono e si svuotano di uomini che cantano le proprie storie.
Il lavoro Come un fiume. Viaggiatori dell’Impero per l’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, che ha sostenuto il progetto, “vuole andare oltre al ricostruire la memoria, pur importante, di quelle vicende, vuole incontrare, e far incontrare agli spettatori, le storie di quei discendenti che, ormai cittadini del mondo, oggi vengono in Trentino per conoscerci, oltre che per lavorare, studiare, incontrare i familiari, vedere per la prima volta la neve. E per noi, anche grazie a loro, il mondo si fa più vicino, la nostra realtà si fa più vitale.”
Al termine dello spettacolo teatrale in programma presso l’Auditorium della Casa della Gioventù – Predazzo – sabato 7 giugno 2014 ore 20.30 – verrà distribuita gratuitamente la seconda edizione del libro:
Da Predazzo alla Transilvania e ritorno Un racconto lungo 150 anni:
L’Amministrazione Comunale nelle persone del Sindaco Maria Bosin, il Presidente del Consiglio Comunale Leandro Morndini e l’Assessore alla Cultura Lucio hanno proposto la ristampa del libro dal titolo “Sulle ali di una rondine. Storie di migrazioni”.
Un interessante volume, ormai esaurito ed introvabile, da più parti richiesto, scritto da Marco Felicetti e Renato Francescotti, che narra l’epopea dell’emigrazione predazzana in Transilvania.
Nel libro, realizzato con il patrocinio del Comune di Predazzo, vengono infatti illustrate le vicissitudini della colonia di 60 emigrati predazzani che nel lontano 1851 abbandonarono le loro case e gli affetti più cari per raggiungere, a piedi e con mezzi di fortuna, la Transilvania.
Il libro è diviso in due parti e contiene un’appendice con i numeri, i nomi e le destinazioni dell’emigrazione predazzana tra il 1851 ed il 1900, gli autori hanno utilizzato una preziosa memoria storica redatta da Don Lorenzo Felicetti nel 1908 in occasione delle nozze d’oro di due anziani trentini che avevano vissuto in prima persona questa difficile esperienza migratoria.
Nella prima edizione, questo libro ha contribuito ad evidenziare, tramite l’analisi di testimonianze storiche, una maggior comprensione delle dinamiche dei flussi migratori che oggi giungono in Italia dai Paesi dell’Est europeo. Un libro dedicato all’emigrazione, alla memoria. E’un omaggio a quanti furono protagonisti di quell’impresa eroica, al loro coraggio, alla loro forza d’animo, alla loro fatica.
Alla ricerca ad al lavoro storico che ha portato alla stesura del libro hanno contribuito l’allora Presidente del Consiglio Comunale Bruno Bosin, quale promotore e organizzatore nel raccogliere anche le dirette testimonianze, il prof. Marco Felicetti per la prima parte “Predazzo 1851 e dintorni” descrivendo il Trentino, la Val di Fiemme e in particolare Predazzo alla metà del XIX secolo. La seconda parte è opera di Renzo Francescotti che con questa indagine ha riscoperto la storia di questa emigrazione del secolo scorso. Nell’opera emerge la straordinaria vicenda dei predazzani che emigrano con un contratto di lavoro di due anni in Transilvania. Una vera e propria impresa, fatta di rientri e nuove partenze, che porterà i nostri compaesani fino a Budapest dove edificheranno strade e ponti.
I predazzani hanno operato in condizioni abbastanza favorevoli. Essi, oltre ad avere sottoscritto un contratto biennale di lavoro, erano infatti cittadini austroungarici e non incontrarono quindi alcuna difficoltà negli spostamenti tra due aree geografiche appartenenti all’Impero. I predazzani giunsero in un contesto d’accoglienza sociale, geografico e linguistico molto simile a quello di provenienza che esaltò le loro capacità specialistiche e professionali. Per queste ragioni, nonostante alcune drammatiche vicende e morti sul lavoro, molti nostri compaesani riuscirono a superare con successo questa difficile esperienza migratoria.
Nella prima edizione del libro e nelle motivazioni di stampa di questo lavoro veniva restituito il “debito di riconoscenza da onorare nei confronti di queste persone che, in condizioni di estrema necessità, hanno avuto il coraggio di abbandonare la casa e gli affetti più cari, per affrontare un viaggio con una destinazione ai più ignota.”
Anche con questa seconda edizione si propone di continuare la memoria, il ricordo e il pensiero che le storie di migrazione raccontate nel libro, proprio in questi anni di difficoltà economica ed inquietudine, parlano di gente povera di mezzi ma ricca di risorse umane e di intraprendenza, parlano di coraggio, indispensabile per lasciare la propria casa, ma anche di spirito di sacrificio e fiducia nelle proprie capacità, caratteristiche indispensabile per superare i momenti difficili e costruire un futuro migliore.
La seconda edizione del libro verrà distribuita gratuitamente al termine dello spettacolo teatrale in programma presso l’Auditorium della Casa della Gioventù – Predazzo – sabato 7 giugno 2014 ore 20.30 – dal titolo:
“COME UN FIUME – Viaggiatori dell’Impero – Ieri emigranti, oggi cittadini d’Europa”.
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