Salvare i punti nascita sotto i 500 parti? Si può!!

Da il 24 luglio 2015
primo compleanno parto per fiemme

Il 18 luglio ad ore 18 “Parto per Fiemme” ha compiuto un Anno… di azione… misuriamo l’importanza della nostra associazione di semplici valligiani dai risultati e da tre eventi concreti di questa settimana:

- siamo stati parte attiva nel far fare dietro front alla Borgonovo Re con tanto di mozione di appoggio dei punti nascita e, se tutto procede come paventato, di sfiducia nei confronti dell’assessora,

- siamo stati ufficialmente invitati dal neo Presidente della Comunità di Valle al consiglio per la salute urgente convocato per martedì sera alle 20,30 a Predazzo assieme al consiglio della salute di Fassa e tutti i sindaci, assessori, ai componenti dell’assemblea della C.di Valle e ai nostri rappresentanti in provincia.

- 4 partorienti ci hanno contattato da fuori provincia (non solo da fuori Valle) per conoscere meglio il Punto Nascita di Fiemme (e Fassa) e verificare, con il personale della maternità di Cavalese, la possibilità di far nascere il loro bebè in Val di Fiemme.

Sono risultati concreti notevoli, possibili non solo grazie a chi nell’associazione sta dando tanto in maniera visibile, ma anche a quanti operano dietro le quinte e chi, non potendo dare il suo contributo, non fa mai mancare il suo entusiasmo e il suo sostegno.

GRAZIE AD OGNUNO DI VOI PER AVERCI MESSO LA FACCIA, LA FIRMA E LA DETERMINAZIONE NECESSARIE!!!

Avanti così con dolcezza e volontà nella speranza di essere, un giorno, superflui.

Il responsabile,
Alessandro Arici.
associazione apartitica
a fine sociale non lucrativo
www.partoperfiemme.com

P.S. dopo la “sparata” dell’assessore Borgonovo Re di inizio settimana in molti ci hanno contattato per chiederci come possono aiutarci concretamente.
Due sono le nostre necessità principali:

- aumentare la pressione sui nostri rappresentanti politici per chiedere loro di invitare l’assessore a presentare le dimissioni in modo da incontrare, in tempi brevi, un interlocutore rispettoso, capace di indicare precisamente gli standard di sicurezza necessari (2 anni di depotenziamento silenzioso del duo Rossi – Borgonovo Re hanno lasciato il segno) e coerente nelle sue azioni rispetto agli impegni presi.

- continuare a far circolare, in tutti i modo possibili, le informazioni contenute su www.partoperfiemme.com, sito sul quale vengono chiaramente descritte le qualità del Punto Nascita di Fiemme e Fassa e il dispositivo d’accoglienza gratuita della Famiglia del neonato Emoticon wink.

Coraggio, Fortuna e… Azione!!!

primo compleanno parto per fiemme Salvare i punti nascita sotto i 500 parti? Si può!!

Roma apre alla deroga sui 500 parti: conta la sicurezza e non il numero.

Il presidente dell’intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna onorevole Enrico Borghi ha annunciato che il governo apre per la prima volta, alla possibilità che possano esistere punti nascita nelle zone montane anche in deroga ai requisiti numerici minimi di 500 parti all’anno, a condizione che vengano assicurate le soglie di qualità e di sicurezza.
È stato quindi superato «politicamente» il limite dei 500 parti all’anno impediva di poter introdurre modalità flessibili che fossero in grado di coniugare le peculiarità del territorio con la sicurezza e la qualità. «Oggi per la prima volta abbiamo un governo che accetta le richieste che vengono dai territori montani – ha detto Borghi – i quali non chiedono di nascere in condizioni di sicurezza di serie B, chiedono di poter organizzare in maniera differente il servizio, per la prima abbiamo la disponibilità importante, che consente di rinegoziare le modalità organizzative sulle quali però serve un’assunzione di responsabilità collettiva, perché le modalità di organizzazione flessibile vogliono dire un cambiamento da parte degli operatori. L’obiettivo non è quello di far girare le gestanti, ma far girare le equipe mediche e paramediche le quali si devono formare, sono loro in sostanza che devono avere la formazione per il numero minimo di parti all’anno non è più il singolo plesso. Serve una disponibilità da parte di tutti. Registro con soddisfazione – dice Borghi – il fatto che il governo ci abbia ascoltato e che si apra una nuova stagione. Il concetto nuovo che viene introdotto è quello della flessibilità e idoneità in luogo dell’applicazione meccanica della logica numerica dei 500 parti all’anno».
Il dibattito sui piccoli ospedali di montagna e in particolare sui punti nascita si è ravvivato in coincidenza con l’azione forte e incisiva di tagli lineari alla spesa sanitaria promossa a tutti i livelli. L’assicurazione della deroga ai requisiti numerici minimi è giunta in seguito a un’azione svolta dall’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della montagna e si è formalizzata il 2 luglio alla Camera, con l’intervento del sottosegretario alla salute Vito De Filippo in risposta ad un’interrogazione sul tema dei deputati del gruppo misto Mario Borghese e Mauro Ottobre.

Altre località si stanno mobilitando per salvare il loro punto nascita, vediamo insieme il caso di Vogogna in Piemonte:

VOGOGNA 18-07-2015 – Provare a concretizzare la specificità montana nei servizi sanitari. Una sfida che i territori di montagna sono pronti a giocare da protagonisti è quando sta facendo il Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna Onorevole Enrico Borghi che questa mattina ha annunciato che il governo apre per la prima volta, alla possibilità che possano esistere punti nascita nelle zone montane anche in deroga ai requisiti numerici minimi di 500 parti all’anno, a condizione che vengano assicurate le soglie di qualità e di sicurezza.

E’ stato quindi superato “politicamente” il limite dei 500 parti all’anno impediva di poter introdurre modalità flessibili che fossero in grado di coniugare le peculiarità del territorio con la sicurezza e la qualità. “Oggi per la prima volta abbiamo un governo che accetta le richieste che vengono dai territori montani – ha detto Borghi in una conferenza stampa questa mattina- i quali non chiedono di nascere in condizioni di sicurezza di serie B, chiedono di poter organizzare in maniera differente il servizio, per la prima abbiamo la disponibilità importante, che consente di rinegoziare le modalità organizzative sulle quali però serve un’assunzione di responsabilità collettiva, perché le modalità di organizzazione flessibile vogliono dire un cambiamento da parte degli operatori. L’obiettivo non è quello di far girare le gestanti, ma far girare le equipe mediche e paramediche le quali si devono formare, sono loro in sostanza che devono avere la formazione per il numero minimo di parti all’anno non è più il singolo plesso. Serve una disponibilità da parte di tutti. Registro con soddisfazione – dice Borghi- il fatto che il governo ci abbia ascoltato e che si apra una nuova stagione.

Il concetto nuovo che viene introdotto è quello della flessibilità e idoneità in luogo dell’applicazione meccanica della logica numerica dei 500 parti all’anno”. Il dibattito sui piccoli ospedali di montagna e in particolare sui punti nascita si è ravvivato in coincidenza con l’azione forte e incisiva di tagli lineari alla spesa sanitaria promossa a tutti i livelli. L’assicurazione della deroga ai requisiti numerici minimi è giunta in seguito a un’azione svolta dall’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della montagna e si è formalizzata il 2 luglio alla Camera, con l’intervento del sottosegretario alla salute Vito De Filippo in risposta ad un interrogazione sul tema dei deputati del gruppo misto Mario Borghese e Mauro Ottobre. Borghi ha citato anche come tappa importante per ottenere il risultato il seminario di Trento del 8 febbraio nel quale era stato dimostrato dall’Intergruppo che nei paesi confinanti Svizzera, Austria e Germanio il tema della doverosa sicurezza in materia di parto può essere affrontata superando la logica numerico burocratica, con un investimento sulla qualità degli operatori e sulla flessibilità e innovazione delle forme di organizzazione del .

“In questo modo – dice Borghi – è possibile coniugare il diritto di nascere in montagna con il diritto di nascere in sicurezza. In pratica è stato rimosso l’ostacolo nazionale, il compito dello Stato è che la verifica dei livelli essenziali di assistenza avvenga nel rispetto della condizione di un uso appropriato delle risorse, il compito delle regioni è quello di entrare nel merito per capire se e come quel richiamo al principio di flessibilità si possa calare nei vari territori”. Domodossola dovrebbe partire con una posizione di vantaggio nell’esperimento della flessibilità visto le esperienze già in atto. “Il caso di Domodossola – ha detto Borghi – è stato seguito con attenzione dall’Alto Adige perchè ad esempio l’esperienza del Country hospital pediatrico oggi consente di poter partire con organizzazione flessibile che altri non hanno”. Alla conferenza era presente anche il direttore sanitario dell’Asl del Vco Francesco Garufi.

WWW.OSSOLANEWS.INFO

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