Predazzo – Storia di prigionia di Angelo Guadagnini (Cimech)

Da il 30 novembre 2012
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Ricordi di guerra e soprattutto di prigionia  di Guadagnini Angelo soprannome dal  Cimech classe 1922.

Finite le scuole prende lavoro come pastore e poi “Scoton” nella Malga de “Iscia”sempre col malgrado Gino Croce “Regol” anni 1936-37-38.

Poi del 1940 al 1943 lavoro come boscaiolo quasi sempre a raccogliere legna per i fabbisogni della locale Caserma della Guardia di Finanza a quei tempi tanto per il riscaldamento  che per le cucine che  andavano a legna.

E così arriva quello che mi aspettavo, richiamato il 19/4/1943 a Padova in fanteria.

Mi danno una divisa che era riciclata e un paio di scarpe (solo di nome: dopo una settimana perdevo le suole e ho dovuto arrangiarmi con del fil di ferro.

Faccio un po’ di tiri al poligono con un fucile 91 con un otturatore usurato: era quasi impossibile centrare la sagoma, e da notare che sul muro centrale della caserma in parole cubitali c’era la scritta “Vincere e Vinceremo”.

%name Predazzo   Storia di prigionia di Angelo Guadagnini (Cimech) Si arriva al 25 Luglio e cade Mussolini. Il peggio è l’8 Settembre (Rebalton) d’ora in poi comandarono i Tedeschi ci disarmano diventa una montagna di fucili e armamenti vari, per loro erano sorpassati  calcolati ferri vecchi in confronto ai loro. Ci rastrellano e da Padova partiamo per la Germania, era il 10 Settembre con una tradotta vagoni scoperti con le sponde alte  70 cm. Ogni 2 vagoni uno di sorveglianza con mitragliatrice.  Arriviamo a Verona si rallenta e uno dei prigionieri salta dal vagone e tenta la fuga. I Tedeschi spararono… in quel mentre sulla traiettoria passava una anziana con una bambina e purtroppo venne uccisa. Là ci danno un poco di pane duro e con la muffa immangiabile. Partiamo e si fa una piccola sosta a Ora: là c’era fermo su un binario un vagone chiuso e le persone dai finestrini imploravano da bere e da mangiare, erano Bersaglieri, diretti in Germania e noi non potevamo aiutarli.

Si parte da Ora e dopo 4 giorni si arriva a destinazione Hannover in Sassonia senza mangiare, eravamo sfiniti. Noi ci calcolavano “prigionieri-lavoratori” o, dico io, quasi schiavi. Ci mettono  in baracche con letti a tre piani e dormire sulle assi, più tardi ci dettero una coperta, sempre affamati, in compenso  pieni di pidocchi.

%name Predazzo   Storia di prigionia di Angelo Guadagnini (Cimech) Mi ricordo ancora le più “belle” parole che ci dicevano “Taglianschi Werflucht” = Maledetto o Scwainroine =Porcheria ed era meglio stare zitti. Poi ci misero in una ex scuola vicino alla Stazione. La notte ci fu un grosso bombardamento con bombe incendiare veramente micidiali. Ci si salvò per miracolo , sembrava la fine del mondo. Nei sottopassaggi e sotto i ponti della Ferrovia vi erano donne con bambini e vecchi, molti sfollati. Noi che dovevamo sgomberare le macerie ne abbiamo viste di situazioni raccapriccianti. Qui hanno calcolato circa 2000 morti e in tutta Hannover e circondario sui 3000 oltre tutti i feriti. Fatti e visioni da non credere. Un giorno ci mandarono in Edelstrasse a traslocare  un grande palazzo dal 4° piano un grosso pianoforte, una faticaccia deboli come eravamo. Poi in Helmastrasse in una fabbrica di fili elettrici la “Hachentall” ad aiutare come manovali per i muratori, spostamenti di ore,  e sempre affamati. Un giorno con i prigionieri Russi a scaricare alimentari, che si presero uno scatolone di uva passa. A noi un giorno  diedero una porzione di budino, ci sembrava di sognare. Una notte bombardarono la scuola e rimase ferito un Trentino, eravamo sempre in pericolo. Si sgomberava macerie con tutto quello che si trovava… anche molte vittime , nelle adiacenze vi era una fabbrica di carri armati. Ci spostarono in un “Laugher Furer” ogni tanto si spigolava qualche patata e erbe commestibili, tutto era buono. Noi si prendeva un quadro di pane di 2 kg al giorno da dividere in 9 prigionieri e ogni tanto un dado di Margarina. Poi cambiarono  e diedero un pezzo da 1 kg ciascuno ogni 5 giorni, e dire che erano Kilogrammi molto scarsi, ricordo che il primo chilo che presi lo divorai e gli altri quattro giorni tirai cinghia tanto ero usato. Vi fu una storia che ci colpì molto. Vi era la baracca della prigioniere Italiane, una di queste ebbe una storia con un internato Francese che le promise di sposarla a fine guerra, in tempi migliori. La ragazza ebbe un figlio maschio. Il Francese sparì e questa poverina consegnò il bimbo ad una coppia di Tedeschi e in cambio  le diedero 180 pacchetti di sigarette.

A pensarci adesso non vi era da farle una colpa nella situazione che si era,  le si  era recato un gran dolore come madre, ma come tale avrà pensato all’avvenire del figlio.

%name Predazzo   Storia di prigionia di Angelo Guadagnini (Cimech) Noi eravamo in un Buncher poco profondo, serviva per riparasi delle schegge, chiamati Paraschegge. Confinanti avevamo le baracche dei Cecoslovacchi, ci cambiarono di buncher. Di questi ce ne erano diversi, ci avevo lavorato anche io alla costruzione. Quella notte, come del resto tutte,un grosso bombardamento distrusse completamente quel Buncher Paraschegge che fino al giorno prima era nostro. Si estrassero ben 58 corpi irriconoscibili e più di una 15° di feriti tutti Cecoslovacchi.

Questo ci colpì molto, fino a ieri era il nostro paraschegge, potevamo essere noi al posto loro. Molto si lavorava sulla ferrovia, la bombardavano spesso con le cosidette “Luft Mine”che attorcigliavano le rotaie. C’erano i pezzi di ricambio già confezionati lunghi 10 metri con le due rotaie e i “Sveleri” = le traversine incorporate, in 8 per parte con dei ganci fatti apposta per questo lavoro.

Un giorno andammo in due da un contadino a scaricare due grosse caldaie piene di patate semicotte, dovevamo gettarle in un grosso buco cementato e con dei grossi bastoni schiacciarle e guai a volerne mangiare altrimenti erano botte (immaginarsi con la fame che avevamo) e da dire che queste patate erano per i maiali. Verso mezzogiorno finimmo di schiacciare ci portarono una carta con dentro un po’ di sale e così ci dissero che potevamo mangiare un po’ di quella poltiglia. %name Predazzo   Storia di prigionia di Angelo Guadagnini (Cimech) Almeno quel giorno abbiamo mangiato un poco di più. Un giorno abbiamo dovuto sgomberare le macerie di una fabbrica appena bombardata , produceva farinacei, gallette , biscotti ecc…. assieme ai calcinacci si trovava qualche cosa da mettere sotto i denti. Là mi nascosi qualche cosa per il giorno dopo. Nella notte ci furono altri bombardamenti, l’indomani  era cambiato paesaggio e addio gallette.

Il 9 di aprile del 1945 passano davanti al Lagher gli Americani diretti più a Nord con decine di Carri Armati, ci dicono di non uscire fino al giorno dopo. Mi ricordo che verso sera si presentano 2 militari americani di pelle nera, i due giganti cercano donne, niente e se ne vanno.

Il giorno 10 usciamo e andiamo in un grande, enorme magazzino, ormai tutto allo sbando. Recuperiamo un quarto di materiale: uova, zucchero e ben 25 kg di burro, margarina portammo il tutto nel Lagher. Uno di noi che era un  cuoco di Trento ci fece una discreta cena, eravamo almeno una quarantina. Oltretutto non bisognava mangiare molto, il nostro corpo non era più abituato, diciamo che era un po’  atrofizzato. Molti ci rimisero la vita per aver mangiato molto ( il che era facile esagerare con tutta la fame arretrata).

In questo magazzino mi vesto con un “Toni” nuovo Francese, ce ne erano a montagne  e molti giacconi Russi con stampato sulla schiena S. V. Sovietica. Union.

Ormai eravamo liberi, però dovevamo rimanere sempre nei Lagher sotto amministrazione Interalleata – Americani – Inglesi – Francesi, questo per circa 3 mesi però adesso almeno potevamo mangiare meglio. Una compagnia di prigionieri Russi andarono in una fattoria di tedeschi presero una manza dalla stalla e la macellarono sul posto con il contadino che osservava la scena in silenzio.

Nel periodo di amministrazione Americana dopo il 9 di Aprile venne stampato un giornalino in Lingua Italiana con notizie e una lunga filastrocca tutta in dialetto che descrive la povera e dura vita e le sofferenze dei prigionieri. Il titolo era “Pico e Pala”e questo Angelo lo conserva ancora e lo tiene come fosse Oro.

Qui riporto la trascrizione fatta dallo stesso Angelo.

Parto da Brunswick sempre in Sassonia il giorno 20 Luglio il 23 arrivo Bolzano, a Ora non si ferma e fecero uno strappo alla regola rallentarono quasi fermi così saltai con una specie di zaino e vestito con il “Toni Francese”. Assieme a  me un altro mio paesano el Carletto Dezulian “Guerina”. Quella notte si dorme in Stazione di Ora.

E il 24 Luglio rientro a Predazzo e con mia grande contentezza ritrovo mio fratello Nicolino  rientrato dalla prigionia, il 5 di Luglio lui era nella zona di Amburgo, altra zone semidistrutta.

Questa è la storia raccontata dalla viva voce di Guadagnini Angelo “Cimech” classe 1922, che augura che non ci siano più guerre con orrori e lutti che non si possano cancellare.

Grazie Angelo per tutti i ricordi, che così si è potuto scrivere queste poche righe alla buona affinché i ricordi non vadano persi.

Questo il giornalino stampato nel Lagher, traduzione dell’Angelo:

PICO E PALA

Comp chuchill dal giornale degli ex internati autorizzazione dei militari Governement con foglio uno in data 21 giugno 1945 Lehrte 8 luglio 1945

RIDERE O PIANGERE? (KG)

Quasi do ani de penitensa

Quasi do ani col pianto sui oci

Vò da la pansa, vo a cardenza

Solo ghe gera pulci e poci

Che scorazzava sul leto e la pele

Che te ciuciava par fin le budele

Nianca i porci del me paese

Magniava mai si poco e si mal

Xe sta cussi che dopo un mese

Tutti gaeva la spina dorsal

Che se tocava, pansa col culo

Par le fadighe a dorso de mul

Finio el laoro tornava in baraca

Morto, stufo cargo de bote

Con ne la gambe el trebor de la fiaca

E nella pansa quattro carote

Mentre la testa girava girava

Budelle de sotto le cigolava

Doman la riscio o la va o la spacca

Marco visita par anemia

Se la va ben, resto in braracca

Se la va mal.. me salvi maria

Te varda a distanza il dotor

Sokait

E dis. Pas mal auf, du heute

Arbeit

E ti coi to osi quasi  a remengo

Col to fardelo pien de pelagra con in scarsela neanca en marengo

Te campi te sta vita semper più magra

Coa piova la neva e l’acqua

Sui piei terivi

Al lavoro. Basoglio su zu spat

Onto bisonto, le braghe a brandei

Roto de sora roto de soto

Con le mudande senza fondei

Dove ven fora persin el fagoto

Bustina polacca capoto francese le braghe xe russe camisa olandese

E dentro la pansa da… patatina

Rape e brodaglia de acqua e spianssi

Un concentrato del deutsch vitamina

Un morir de miseria su un mondo de strase

Solo na roba se ciara e go vista

Na fame de marca fasista

Fra tanto la rapubblica sigava vinceremo

Gaverè pachi, naftalina e ogni beneficio

E noi a tribolalar sul tristo eremo

A magnar par condio con

Dentifricio e invocar almanco de bon

Un po de “Mon” la legge del komm komm

La vita al Lager l’è en paradiso

Trombazava sircana dal giornale

La vita ze alegra a pasta e riso

E na sequenza de si fate bale

I so morti cani el so parlar restio

Ze el paradiso

Ze quel me torno in drio

I ai e batui su streto spazio

Ignorai senza fama e sanza orgoglio

Parfin al ceso te pagavi el tasio

Perché te gheri la truppe badoglio

E ancora pugnoi e botte coi bastoni

L’insulto eterno:” Komm her Makkaroni”

Quanti sofriti go visto e cerca

De segola bisnuto e papina

De rospi spighete e gato scotà

Kartoffeln con lucido e saponina

Minestre de ortiche onti e pastroci

Tutto un confuso de rape e peoci

Mapparcarità ricordar no starne

Che ne torna ancor la tremarea

Del suoanare penoso9 de la larne

Provocator de fifa e de diarea

Che avea crea de paca un nuovo sport

Le corse a sganci brevi su l’abort

Passada la burasca del momento

Palido insegnamento strafatto

Dalla furia del gran bombardamento

A tocar s’eri morto e putrefatto

A tocar pian se te gavevi le piaghe e se sol gghhe avevi fata te braghe

Po sol a cercar l’amigo questo e quello

Sentir se al Lager tutte gera intatto

Farghe ai peoci e sinisi l’apello

Controlar se te aveva frega el tabac

Se na bomba al nitrato de tempesta

Al Komandant colpi gavea in testa

Ma il giorno dop gera n’a fragada

La cusina de colpo se fermava:” Kein Wasser, Was? Kein brot e marmelada”

Sa parfin el ceso se ingorgava

Allora i cricchi te mandava in ferie con pico e pala a rincorar macerie

Ma xe finio… xe  torna la luce

Pase fasioi, spagheti e libertà

Mentre i nostri a milan i pica el duce

El fuhrer a berlino xe crepà

E il tedesco beco bastonà

E straco sniccia el talian

Che co le so mule el fa

T….Ko- t…..Ko  Cebo

Ricerca: Beppino Bosin Mandolin Susana

Traduzione: Chantal Alaimo

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