Consegnati i certificati base Audit ad organizzazioni pubbliche e imprese private LE PRIME 18 AZIENDE…
“Vogliamo arrivare alla Conferenza nazionale avendo sentito tutto ciò che sulla famiglia si può e si deve fare – ha affermato il sottosegretario – in un momento segnato da un profondo mutamento del modello tradizionale della famiglia, ma anche sapendo quanto si spende per la famiglia, cosa che nessuno oggi sa, e sapendo che dare tutto a tutti rischia alla fine di indebolire le stesse politiche familiari”. Quali le azioni prioritarie compatibili con la limitazione delle risorse? “Creare una diffusa cultura della conciliazione famiglia-lavoro e favorire l’accesso ai servizi in base al quoziente familiare. Abbiamo necessità di costruire un Piano di politiche della famiglia che sia il più condiviso possibile”.Il confronto al seminario di oggi ha però offerto l’opportunità anche al Trentino di comprendere se gli strumenti messi in campo dalla Provincia (a partire dal progetto Family in Trentino, dal Piano degli interventi in materia di politiche familiari, dal Libro Bianco e dal disegno di legge di iniziativa della Giunta provinciale) si muovano sulla strada del “pragmatismo” e della concretezza. “Vogliamo riflettere su quanto di buono già stiamo facendo” ha spiegato l’assessore alle politiche sociali, ricordando come trasversalità, concretezza e partecipazione siano i tre principi ispiratori dell’azione provinciale. “Posto che su questi temi la società civile arriva molto prima della pubblica amministrazione, compito di quest’ultima è quello di saper riconoscere i bisogni e progettare delle soluzioni, con una grande apertura alla partecipazione e condivisione delle scelte e con la disponibilità a fare squadra con altre esperienze”.E proprio la partecipazione dell’associazionismo familiare alla definizione e attuazione delle politiche familiari segna già una prima differenza tra il livello locale e quello nazionale. Significativi, a questo proposito, gli interventi dei presidenti dell’Associazione nazionale famiglie numerose, Mario Sberna (“Sarebbe ora di finire di annunciare le cose ed iniziare a farle, non si possono chiedere sacrifici anche alle famiglie numerose, che hanno già dato, e che per il 41 % sono in condizione di povertà; le addizionali regionali Irpef sono un’ingiustizia palese, la strada da percorrere è quella di una grande alleanza”), e del Forum trentino associazioni familiari Paolo Rebecchi: “Partecipiamo ad un processo virtuoso di interazione tra azione politica, amministrazione pubblica e associazionismo familiare. Superando le logiche dell’accentramento pubblico da una parte e della delega al privato dall’altra, nel rispetto delle regole e dei ruoli di ciascuno, si stanno realizzando interventi a gestione mista che permettono la sperimentazione di collaborazioni innovative, e ciò sprigiona energie nuove che favoriscono la responsabilizzazione ed il protagonismo di ciascun attore”.Fondamentale – questo, soprattutto, l’invito arrivato da Joe Schröder, direttore dell’Ufficio centrale delle Alleanze locali per la famiglia della Repubblica federale di Germania – è che le iniziative nascono dal basso, che non si perda tempo nel discutere sulla definizione di famiglia e che ci si chieda quali possono essere le prime iniziative da attivare. Le Alleanze locali devono essere strutture orientate al fare”. Pragmatismo tedesco, appunto. Da importare al più presto anche nel nostro paese. Per recuperare quella che, nella tavola rotonda finale coordinata dalla giornalista del Sole24Ore Laura La Posta, Roberto Marino, capo Dipartimento Politiche della famiglia, ha definito come “la capacità di guardare lontano”, una capacità che lo stesso alto funzionario del ministero ha riconosciuto al Trentino, territorio le cui esperienze “danno utili indicazioni al governo centrale”.
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