Referendum di indipendenza in Veneto, vince il si

Da il 21 marzo 2014
plebiscito veneto

 «I sì sono stati 2 milioni 102mila 969, pari all’89%, i no 257.276, pari al 10,9% dei votanti»  Busato in piazza a Treviso: «Semo un cuor solo, semo un solo popolo»  L’ideatore Busato: «Siamo gli eredi della Serenissima»

TREVISO – Stasera in Piazza dei Signori a Treviso la proclamazione unilaterale di indipendenza del Veneto dall’Italia. Gli indipendentisti avevano annunciato questo passo se si fosse raggiunta la quota di 2 milioni di voti al referendum online su plebiscito.eu. I voti conteggiati sono stati due milioni 360.235, pari al 73,2% degli aventi diritto al voto in veneto; i sì all’indipendenza due milioni 102.969, pari all’89% dei votanti, i no 257.276 (10,9%). L’organizzazione ha fornito anche il dato dei voti ritenuti ‘non validi’, 6.615 (0,29%).

Ma c’era anche un’altra dichiarzione, rilasciata proprio a Gazzettino.it, dal promotore dell’iniziativa e ideatore del sito, Gianluca Busato: insieme alla dichiarazione di indipendenza sarebbe scattata l’esenzione dalle tasse italiane per tutti i cittadini del Veneto. Impresa di assai difficile realizzazione, stasera dalla piazza arriverà forse una risposta a quanto seria e praticabile fosse tale proposta o se si trattasse solo di propaganda per invogliare i cittadini al voto online.

L’appuntamento era stato fissato per le 19 ma è slittato. In Piazza dei Signori si sono radunate 4-5000 persone con bandiere di San Marco, tanto entusiasmo secessionista e qualche “reduce”, come il fondatore della prima Liga Veneta, Franco Rocchetta. Dal palco interventi in dialetto, nessuna presenza di politici di spicco.

Gianluca Busato è salito sul palco intorno alle 19.30, acclamato dalla folla. «Non confondiamo una nazione con una persona, semo tutti un cuor solo, semo tutti un solo popolo»: sono queste le prime parole di Gianluca Busato, ex leghista che ha attraversato negli anni tutti i movimenti venetisti, ottenendo sempre scarsi risultati elettorali quando si è candidato. Ma stavolta sembra aver fatto centro con l’idea del referendum e del sito Plebiscito.eu.

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Gli organizzatori rilanciano: “Siamo qui per dichiarare l’indipendenza”. Il promotore, Gianluca Busato, dal palco: “E’ una battaglia di civiltà”. E proprio lui, che all’inizio della serata era stata oggetto delle urla dei sostenitori che lo invitano a smettere di parlare in italiano ed esprimersi solo in dialetto, ha rilanciato. “Siamo usciti dall’inverno si è aperta la primavera veneta”.

Gianliuca Busato  alla fine della serata ha letto  la dichiarazione di indipendenza del Veneto dal palco di Treviso.”Lo Stato dominante Italiano non ha mai chiesto al popolo veneto di esprimere la propria volontà…e nemmeno all’appartenenze alla comunità europea… Lo Stato Italiano tradisce la parola e la lettera dei padri fondatori della Carta costituzionale.. In nome di San Marco dela democrazia e della volontà generale, noi oggi decretiamo decaduta la sovranità italiana sul popolo e sul territorio veneto e ne decretiamo decadute le magistrature politiche dichiarando l’Indipendenza del popolo veneto e del suo territorioConfermiamo e proclamiamo la Repubblica Veneta

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In questi giorni la notizia del Referendum di indipendenza del Veneto ha fatto il giro del mondo:Times, BBC,CNN, NTV, Wiener Zeitung, Telegraph, Sunday Express, Russia Today, Scotsman, N-TV, Mashable, PolicyMic,The New Zealand Herald e mille altri che non riusciamo nemmeno a citare e censire. Il mondo intero dà per scontato che nel 2014 vi sarà l’ingresso della Repubblica Veneta nel novero degli Stati indipendenti

È ormai una cavalcata trionfale del destriero per l’indipendenza del Veneto quella che si sta registrando in internet, al telefono e nelle centinaia di seggi che stanno portando il Veneto alla ribalta del mondo.

Alle ore 18 del quarto giorno di votazione del Referendum di indipendenza del Veneto sono 1.307.334 (pari al 35,02% del corpo elettorale) i veneti che hanno dato la loro risposta al quesito “Vuoi che il Veneto diventi una Repubblica Federale indipendente e sovrana?”.

Anche nella giornata di oggi i riflettori della stampa mondiale si sono accesi su Plebiscito.eu, con interviste alla BBC e ad Al Jazeera concesse da Gianluca Busato, che ha così commentato i risultati: “l’obiettivo di due milioni di veneti che votano il Referendum di indipendenza del Veneto è raggiungibile; facciamo passare in ogni dove, in ogni angolo del Veneto la notizia che nella nostra Terra sta crollando il dominio dispotico del regno del male. La Repubblica Veneta si sta rialzando in piedi”.

Rispetto alle crescenti adesioni di diversi esponenti di ogni schieramento politico Gianluca Busato ha poi commentato: “è giusto, tutti si stanno rendendo conto che il Veneto è compatto, determinato e unito nel decidere da sé il proprio destino. È normale che quando il Popolo si muove i politici si debbano adeguare. La volontà del Popolo è legge”.

Domani mattina l’andamento del Referendum di indipendenza del Veneto sarà analizzato e commentato nel corso di una conferenza stampa aperta al pubblico che si terrà domani mattina dalle ore 9.30 presso la Sala Tamai a Silea, in via Roma 81. Presenzieranno alla conferenza, Gianluca Busato e il sindaco di Silea Silvano Piazza (esponente del partito democratico).

Alla conferenza hanno già annunciato la loro presenza, tra gli altri, diversi organi di informazione internazionali.

Ufficio Stampa
Plebiscito.eu

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Tanta voglia d’indipendenza

Dal Veneto alle Fiandre, dalla Scozia alla Catalogna. In tutta Europa gli Stati nazionali sono in crisi. E il 2014 potrebbe essere l’anno della svolta. Gli appuntamenti decisivi sono i referendum con cui Edimburgo e Barcellona vogliono dire addio a Gran Bretagna e Spagna

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa, ma non è più quello del comunismo, che un secolo e mezzo fa veniva evocato da Marx ed Engels. Lo spettro è quello dell’indipendenza, ossia della crisi degli Stati nazionali.

Non è sorprendente che la Lega abbia raccolto le firme per chiedere che i veneti possano esprimersi sull’ipotesi di un Veneto indipendente. Al di là del carattere elettoralistico della cosa, e al di là del fatto che la Lega da tempo si occupa assai più di immigrati ed euro che dei temi indipendentistici, è un fatto che la «questione veneta» ormai esiste, dato che in Consiglio regionale da mesi è stato depositato (primo firmatario Stefano Valdegamberi, eletto nelle liste Udc) un progetto di referendum consultivo per l’indipendenza e che ovunque c’è un ribollire di iniziative volte a rivendicare il «diritto di votare».

Al di là delle vicende di casa nostra, un dato comunque è chiaro: sotto vari punti di vista il 2014 si annuncia come un anno che vedrà messa in discussione la tenuta di vari Stati del Vecchio Continente, dove la presenza di movimenti politici indipendentisti affidabili sta producendo risultati significativi. Le istituzioni che caratterizzano l’Europa sono figlie di un’epoca e una cultura scomparse da tempo. Nessuno è oggi in grado di trarre qualcosa di interessante dagli scritti di Giuseppe Mazzini, né è difendibile l’idea che esista una Nazione che trascende tutti noi, quasi fosse «oggettivamente riconoscibile».

I miti ottocenteschi hanno fatto il loro tempo, senza considerare che gli Stati si trovano dinanzi a gravi difficoltà finanziarie. La delegittimazione delle retoriche nazionaliste coincide dunque con la crisi di bilanci pubblici dissestati.

Va aggiunto che si tratta ormai di un processo consolidato, se si considera che dei 49 Stati esistenti oggi in Europa ben 27 si sono definiti nel corso del Novecento, e quasi sempre a seguito di un processo di progressiva separazione. Nel 1901 non esistevano la Finlandia, l’Irlanda e la Norvegia, e neppure la Croazia, la Slovacchia o l’Estonia. La nascita di realtà istituzionali più piccole è ormai la norma, e non solo in Europa, anche in ragione del fatto che le entità istituzionali di minuscole dimensioni sono in linea di massima meglio amministrate, godendo di redditi più alti e una migliore qualità della vita.

Se la seconda metà del Novecento ha visto disgregarsi soprattutto le istituzioni socialiste, dall’Urss alla Jugoslavia, oggi stanno entrando in crisi gli Stati nazionali di stampo liberaldemocratico, che non possono facilmente negare alle varie popolazioni che li compongono la facoltà di votare, esprimendosi sul diritto a mantenere la bandiera attuale o averne un’altra.

Spinte centrifughe sono presenti un po’ ovunque. In Baviera qualche fermento indipendentista c’è da tempo e d’altra parte la Csu è un partito del tutto distinto dalla Cdu della signora Merkel. Un desiderio di autogoverno e indipendenza si trova in regioni francesi come la Corsica, la Savoia o la Bretagna, e in numerose aree italiane.

Le ultime elezioni sarde, ad esempio, hanno visto un importante risultato dei gruppi indipendentisti e solo il sistema elettorale adottato ha potuto oscurare tutto ciò. Spinte autenticamente indipendentiste sono poi sempre più visibili nel Tirolo meridionale, a Trieste e in altre aree: Sud incluso. Pieno di fermenti è pure il Veneto, come si è detto, ma qualcosa inizia a muoversi perfino in Lombardia: l’area più penalizzata al mondo a seguito della redistribuzione delle risorse, se si considera che una famiglia di quattro persone che lavora in questa regione perde più di 20 mila euro all’anno per il fatto di essere in Italia. Questo è il costo dell’unità e sempre più cittadini lombardi se ne stanno rendendo conto.
In Europa sono però soprattutto tre le aree veramente calde e da tanti punti di vista il 2014 potrebbe essere un anno cruciale. Si tratta di Fiandre, Scozia e Catalogna, e in ognuna di tali realtà vi sarà un passaggio politico cruciale. Le tre date da segnarsi sono il 25 maggio per quello che riguarda le Fiandre, il 18 settembre per quello che concerne la Scozia e il 9 novembre per la Catalogna.

Mille anni di Europa in 3 minuti e mezzo

In questa mappa animata le modifiche del continente negli ultimi mille anni: guerre, invasioni, annessioni, referendum per ridefinire i confini.

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