Predazzo, mostra storica della scuola di avviamento

Da il 12 ottobre 2012
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PREDAZZO. Quarant’anni di scuola di avviamento raccontati attraverso fotografie, lavoretti, pagelle, quaderni e libri di testo.

Un percorso di riscoperta di un pezzo di storia. Non la storia dei grandi eventi, ma quella della quotidianità, fatta da tante piccole storie che, unite, rappresentano la memoria di una comunità.

La mostra “La Scuola di Avviamento Professionale si racconta…”, che sarà inaugurata sabato alle 16 nella Sala Rosa del Comune di Predazzo, vuole essere proprio questo: una raccolta di oggetti che di solito rimangono chiusi in soffitta, ma che hanno un grande valore per la collettività.

L’idea dell’esposizione è di Marisa Bosin che a catena ha coinvolto la professoressa Claudia Pezzo, l’assessore alla cultura Lucio Dellasega, il Gruppo Fotoamatori. Per raccogliere il materiale è stata chiesta anche la collaborazione dei ragazzi delle medie e delle superiori del paese, attraverso le professoresse Francesca Guadagnini e Cristina Giacomelli, che hanno chiesto a genitori e nonni di cercare tra gli scatoloni dei ricordi testimonianze della scuola di avviamento. Il materiale raccolto e meticolosamente catalogata da Marisa Bosin è stato tantissimo e si è aggiunto alla documentazione ufficiale disponibile. I documenti coprono quasi quattro decenni: dal 1929 al 1966, quando l’avviamento è stato definitivamente sostituito dalla Scuola media unificata. Il percorso della mostra, che resterà aperta fino al 28 ottobre, con orario 10-12 e 16-19, propone anche la visione di un video.

Inizialmente l’Avviamento prevedeva una sola classe (rigorosamente divisa tra maschi e femmine), poi è passato a essere biennale per poi diventare triennale all’inizio degli anni Cinquanta. Raccontando una pagina tanto importante della scuola, l’amministrazione comunale, nel giorno dell’inaugurazione (alla quale sono invitati tutti i professori che hanno insegnato alla Scuola Avviamento di Predazzo, che serviva anche la valle di Fassa) consegnerà una pergamena di ringraziamento alle sorelle di Mimi Croce, professoressa e dirigente scolastico, che ha lasciato a Predazzo in ambito scolastico e culturale un segno importante, forse non del tutto riconosciuto.   Monica Gabrielli

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Predazzo,  sono le ore 12.04 del 28 febbraio 1945.
La campana della chiesa ha da poco finito di suonare il mezzodì e nella piazza ci sono poche persone, ma ecco sta uscendo ora dalle scuole del corso di avviamento un nugolo di ragazzine che hanno finito la lezione.
Bene, adesso il vociare sta sciamando e tutte stanno andando verso le loro case, è tornata la calma di prima, hei..ma ecco qui ho trovato un foglio per terra proprio vicino alla pozzanghera… per un pelo.. lo prendo e lo leggo…

“Tema:  Esame di  coscienza
Oggi la Signorina Maestra ci tenne in castigo ,brutta cosa nevvero?  Mi vergogno a dire, sta male dover castigare ragazze grandi del Corso avviamento, non siamo più  bambine di prima o di seconda elementare e possiamo benissimo comprendere  certe cose . Ritornai a casa verso le dodici, la mamma mi chiese “dove  sei stata ?” io abbassando il capo vergognosamente risposi ” in castigo”.
“La mamma mi rimproverò e non ebbi nemmeno voglia  di mangiare, sentivo  una vocina che mi diceva “facesti male, recasti un dispiacere alla tua  Maestra che fa tanto per te, che cerca di far di te una ragazza istruita ,ben educata, seria e tu offendi colei che fa del bene”. Era la mia  coscienza che mi rimproverava.

Rientrai in me stessa compresi subito che feci male. Quella benedetta lingua che non è mai capace di stare ferma, non voglio diventare una fanciulla ostinata, incorreggibile, voglio  vincere la mia alterigia ,vincere quei piccoli difetti, perchè se ora non  saprò dominarmi che sarà di me quando sarò più grande. Voglio essere più  buona, obbediente non voglio più essere castigata. Voglio veder brillare  negli occhi della mia buona maestra un sorriso di contentezza .

Predazzo 28 febbraio 1945     Mariateresa Capòcia (classe 1933) ”

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2 Commenti

  1. Mauro Morandini

    12 ottobre 2012 at 14:33

    Grazie , Mauro ,il primo sito che apro è il tuo blog ,letto l’articolo che mi riguarda mi sono commossa, è passato un infinità di tempo
    ma ricordo tutto come fosse adesso, come eravamo felici e spensierati ma avevamo genitori che ci seguivano ora devono lavorare tutti e due e così non va.
    ora il mondo è cambiato ma in peggio e ringrazio Dio di avermi dato una famiglia che mi ha educata cristianamente. ciao Mariateresa

  2. cesare

    12 ottobre 2012 at 23:56

    Come sono cambiati i tempi da quel componimento! Oggi chi sente più quella vocina interiore di rimprovero e pentimento? Oggi, dove è tutto permesso, dove anche gli insegnanti non sono quelli di una volta, dove la coscienza è venuta meno, il rispetto, la considerazione.
    Si cerca di giustificare il tutto con il dire che i tempi sono cambiati. Ma chi fa i tempi se non gli uomini? Ed allora recitiamo tutti un”mea culpa”, e cerchiamo di darci una regolata. Ma non è possibile. Ci sono altri “non valori” rispetto ad una volta: la fretta, quel sempre correre, quel voler arrivare a far tutto ed ancor di più, imposto da esigenze di un lavoro stressante, che non ti dà neppure il tempo di rifiatare, per rispettare orari ed impegni, di seguire i figli, o meglio di non voler fare sacrifici per ottemperare a loro. E alla sera, stressati e stanchi dal lavoro, a casa davanti alla Tv (a dormire, più che a guardare), e a mandare a letto i figli presto, perché domani devono andare di buon mattino a scuola, o meglio, così “non rompono”! …
    Voglio inoltre qui ricordare che quando ero piccolo, mio padre, nei colloqui con la maestra, se sentiva non buone cose su di me, mi mollava un sano ceffone sull’istante. Ora i ceffoni rischiano quasi di prenderseli le maestre, perché guai a riprendere un ragazzo: è come un offesa fatta al genitore, un dire che non è capace di allevare il proprio figlio, viziato e capriccioso, accontentato in tutto, che naturalmente sfrutta la situazione, sentendosi spalleggiato dal padre o dalla madre.
    Ma qui il discorso ci porterebbe molto lontano, e la cosa mi pare, del resto, irrisolvibile! E’ il sistema, e così si va avanti, ma che dico, indietro!

    Cesare

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