di Pino Dellasega – Sveglia ore 3,45, il paese dorme quando partiamo da Predazzo alle 4,30 del 16 giugno 2013. La voglia di festeggiare questo giorno sulla Cima del Castellazzo è tanta, perché non è una domenica come le altre: è il compleanno del Cristo pensante.
Prima breve tappa nei prati di Bellamonte per raccogliere qualche fiore da portare al Gesù che pensa e poi, giunti a Passo Rolle si inizia la salita, siamo quasi sulla cima quando inizia ad albeggiare e le prime altissime nuvolette iniziano a tingersi di rosa quando sono sfiorate dai primi raggi del sole, che ancora una volta sta per inondare il mondo con la sua luce e il suo piacevole calore.
Il Mulaz gli fa da ultimo scudo ma in pochi minuti supera anche questa stupenda montagna e avvolge con i suoi raggi laser il Cristo pensante che prende in un attimo il candore della neve. Non siamo soli perchè arriva anche Claudio, il gestore di Malga Juribello con il suo cane lupo. Fa un caldo inusuale per quest’altezza, il mare di nebbia che avvolge la valle del Primiero si sposta lentamente quasi fosse una gigantesca onda che si vuole infrangere sulle nere pareti del Lagorai e come per magia siamo avvolti, a momenti alternati dalla sottile nebbia che con i raggi del sole si illumina di mille colori. Apro il libro di vetta e mi colpisce il pensiero di una bambina che per la prima volta, con la scusa di vedere il Cristo pensante, ha conosciuto ed apprezzato la montagna.
In questo giorno del suo compleanno ci ha sempre regalato qualcosa di speciale, il primo anno una coppia di camosci, che incuranti del sottoscritto si è piazzata a pochi passi dalla croce e li è rimasta per diverso tempo, il secondo anno un bellissimo arcobaleno a ciel sereno, il terzo anniversario un mare di nuvole da far scoppiare il cuore e quest’anno che cosa ci aspettava? quando il sole con il suo calore ormai aveva spazzato via tutti i cumuli di nebbia e noi eravamo pronti a ridiscendere, ecco la gradita sorpresa: mentre sto guardando verso valle proprio sugli strapiombi del Castellazzo, ecco che per uno strano ma naturale fenomeno disegnarsi nella sottile nebbia davanti a me l’ombra della grande croce in cortèn, quasi come fosse un ologramma.
E’ il regalo di questa splendida giornata, che prosegue con la discesa verso la Val Venegia, dove il mondo nascosto dei fiori ha avuto il sopravvento sulla neve e dipinge la foresta e i prati con dei colori che nessun pittore potrebbe imitare, un paesaggio musicato dai fischi potenti delle marmotte che si avvisavano tra loro del nostro arrivo. Con Luca, Chiara, Marco e Chiara ci lasciamo alle spalle le bianche dolomie del Pian della Vezzana e scendiamo sino a Malga Venegia dove sta arrivando il gruppo vicentino di Chiampo guidato da Marta e cosi ci aggreghiamo e ritorniamo alla Baita Segantini.
A dispetto delle previsioni che ancora una volta non parlavano bene, questa indimenticabile giornata ci ha regalato un sole e una temperatura estivi. Un’alba, questa, che resterà indelebile nel nostro cuore. Pino Dellasega
(Foto di Pino Dellasega – Luca Cecchetto – Chiara Campostrini)
Per chi e a che pro ricordare questo anniversario raccontando di una escursione, simile a tante altre anche come orario di effettuazione, come se si trattasse di un’impresa memorabile? Finalmente è arrivata la stagione propizia per passeggiate e gite, ma quella descritta è evidentemente impareggiabile, e quindi va enfatizzata e pubblicata senza indugio.
Un primo commento, lapidario, mette in evidenza un risvolto inconfutabile del problema.
Si potrebbe anche osservare che la gita verso il Sole che sorge sul Castellazzo denoti l’esigenza di esprimere un sentimento di autocompiacimento e di soddisfazione che devono contagiare anche quest’anno gruppi sempre più numerosi di camminatori (possibilmente con le immancabili racchette), i quali a loro volta racconteranno l’esperienza vissuta come se si fosse trattato di una impresa storica: prendendo spunto dalla frase stilata dalla bambina sul libro di vetta, è d’obbligo l’accenno agli effetti positivi derivanti dalla installazione della croce e della statua ai suoi piedi (non è chiaro, però, a tale proposito, il significato di quel “disegnarsi nella sottile nebbia davanti a me l’ombra della grande croce in cortèn, quasi come fosse un ologramma”).
Non me ne voglia Pino, ma dopo gli anni del “lancio” di questa iniziativa, certamente meritoria da qualche punto di vista, si potrebbe lasciare che la gente decida da sé, quando e come organizzare le proprie escursioni, compresa la salita al Monte Castellazzo che a prescindere merita il sacrificio e la fatica di affrontarlo, solo per il panorama impagabile di cui si può godere da lassù, da sempre, anche prima del Cristo Pensante , anzi con molta più libertà tranquillità e serenità d’animo e raccoglimento negli anni precedenti.
Antonio mancosu: Mi farebbe molto piacere , avere notizie per il prossimo ritrovo a Predazzo . Sono del 37mo Marmolada 5 compagnia . 1 corso sperimentale di 6 mesi ,19...
Giovanni Mangani: ORSI SÌ !!! Proporrei di dotare gli orsi adulti di MICROCHIP e sviluppare una APP, che scaricata su smartphone, segnali un alert ai gitanti, in caso ...
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Graham SCOTT: I would like to contact an ex member of the guardia di finanza. In 1984 I stayed with him (Giuseppe ), his wife Carolyn and his daughter Sally who liv...
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luigi: Son d'accordo che si deva eliminare ogni traccia del gioco d'azzardo...
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MICHELANGELO
20 giugno 2013 at 18:54
Per chi e a che pro ricordare questo anniversario raccontando di una escursione, simile a tante altre anche come orario di effettuazione, come se si trattasse di un’impresa memorabile? Finalmente è arrivata la stagione propizia per passeggiate e gite, ma quella descritta è evidentemente impareggiabile, e quindi va enfatizzata e pubblicata senza indugio.
Un primo commento, lapidario, mette in evidenza un risvolto inconfutabile del problema.
Si potrebbe anche osservare che la gita verso il Sole che sorge sul Castellazzo denoti l’esigenza di esprimere un sentimento di autocompiacimento e di soddisfazione che devono contagiare anche quest’anno gruppi sempre più numerosi di camminatori (possibilmente con le immancabili racchette), i quali a loro volta racconteranno l’esperienza vissuta come se si fosse trattato di una impresa storica: prendendo spunto dalla frase stilata dalla bambina sul libro di vetta, è d’obbligo l’accenno agli effetti positivi derivanti dalla installazione della croce e della statua ai suoi piedi (non è chiaro, però, a tale proposito, il significato di quel “disegnarsi nella sottile nebbia davanti a me l’ombra della grande croce in cortèn, quasi come fosse un ologramma”).
Non me ne voglia Pino, ma dopo gli anni del “lancio” di questa iniziativa, certamente meritoria da qualche punto di vista, si potrebbe lasciare che la gente decida da sé, quando e come organizzare le proprie escursioni, compresa la salita al Monte Castellazzo che a prescindere merita il sacrificio e la fatica di affrontarlo, solo per il panorama impagabile di cui si può godere da lassù, da sempre, anche prima del Cristo Pensante , anzi con molta più libertà tranquillità e serenità d’animo e raccoglimento negli anni precedenti.